Cassazione: «Non era un sodalizio»

Giovedì 18 Ottobre 2018
L'inchiesta pordenonese sui falsi prosciutti Dop era approdata in Cassazione, dove si era discusso sulle misure cautelari annullate dal Tribunale del Riesame di Trieste e sui sequestri probatori dei prosciutti che non rispondevano al disciplinare. La Cassazione aveva respinto il ricorso della Procura sul reato associativo e rigettato anche quello di un allevatore in merito ai sequestri dei prosciutti. Le motivazioni sono state depositate qualche giorno fa. Poco cambia ai fini investigativi, perchè ulteriori indagini (soprattutto intercettazioni telefoniche) da parte del Nas e dell'Ispettorato repressione frodi di Udine hanno permesso alla Procura di contestare ugualmente l'associazione per delinquere ai principali indagati. Le difese sono serene. Ritengono che le integrazioni investigative che hanno determinato il capo di imputazione definitivo, non vadano nella direzione indicata dalla Cassazione. Secondo i giudici romani, il sodalizio non aveva «la consapevolezza di far parte di un organismo strutturato dedito all'esecuzione di un programma criminale». La truffa dei falsi prosciutti Dop si sarebbe basata secondo «singoli accordi tesi a far fronte a evenienze del momento». Per gli indagati Stefano Fantinel e Aurelio Lino Grassi, inoltre, è stata rilevata «una presenza marginale nelle intercettazioni telefoniche», avrebbero «fornito un contributo del tutto occasionale all'eventuale sodalizio».
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