Cassa Covid in ritardo e bonus per pochi reddito a rischio per addetti di ristoranti e bar

Giovedì 3 Dicembre 2020
Cassa Covid in ritardo e bonus per pochi reddito a rischio per addetti di ristoranti e bar
LAVORO CHE MANCA
PORDENONE È una catena. Con il blocco delle attività nel comparto di bar, ristorazione e turismo a soffrire non sono solo le aziende e i titolari piccoli imprenditori o partite Iva. A essere in forte difficoltà anche i lavoratori dipendenti di un comparto che è stato penalizzato fin dal lockdown di primavera. E che - in regione, in particolare da quando il Fvg è in fascia arancione - è ancora di fronte alle incertezze rispetto a quello che succederà da qui all'inizio di gennaio. Preoccupa anche la prevista chiusura nei giorni di Natale.
NO BONUS
«Se molte imprese della ristorazione e molti esercenti lamentano la scarsità dei ristori per i loro dipendenti non va certo meglio. Un esempio? Il decreto ristori - spiega Antonio Vanin, sindacalista della Fisascat Cisl di Pordenone che segue il comparto del commercio - prevede anche un bonus di mille euro per i dipendenti delle attività costrette dai dpcm a tenere le saracinesche abbassate. Bene, sono molti però i dipendenti che, essendo stati assunti ad agosto o a settembre, non possono godere di quel bonus poiché non in possesso di uno dei requisiti richiesti, cioé avere lavorato almeno trenta giorni prima della data del 28 ottobre, data di entrata in vigore dello stesso decreto». Un paradosso, si sostiene. «Certo - aggiunge il sindacalista - nella filiera di un comparto che è ormai massacrato ci sono anche i più deboli tra i deboli, e ci sono pure gli invisibili». I lavoratori stagionali hanno diritto solo alla Naspi (l'indennità di disoccupazione) e non alla cassa integrazione Covid. «Naspi che per altro sta esaurendo», aggiunge Vanin. Ma le situazioni di difficoltà non sono legate soltanto all'ultimo mese. «Sono davvero molte le segnalazioni che abbiamo ricevuto - aggiunge il rappresentate Cisl - di lavoratori di bar e ristoranti che sono in forte difficoltà con il reddito e le famiglie da mandare avanti. A molti l'assegno della cassa Covid di luglio è arrivato solo a fine ottobre scorso, con valuta in banca all'inizio di novembre. Quattro mesi di ritardo sono un'eternità per chi deve continuare a pagare le spese e le bollette per la famiglia».
SETTORE IN GINOCCHIO
Sono pochissime e solo nei centri urbani più grandi quelle attività di ristorazione che riescono a mantenere al lavoro qualche dipendente per l'attività legata all'asporto. «Il delivery spesso non paga nemmeno le spese fisse. È meglio di niente ma non mantiene certo i dipendenti». E sul fronte dei negozi, anche se aperti, non va meglio: i centri storici quasi deserti non aiutano certo gli incassi. «Temiamo il 31 marzo, la fine della cassa e il divieto a licenziare. Sarà una valanga».
d.l.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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