Camion vuoti e buste da 200mila euro a Chinatown

Giovedì 17 Giugno 2021
Camion vuoti e buste da 200mila euro a Chinatown
L'ORDINANZA
PORDENONE Due anni e mezzo d'inchiesta sfociati in un'ordinanza di 566 pagine. Il procuratore Antonio De Nicolo e il sostituto Federico Frezza parlano di un affare colossale, dove due organizzazioni indipendenti - quella italiana e quella cinese - a un certo punto hanno trovato un punto d'unione per sbiancare ognuna il proprio nero. I rottami c'erano. Le fatture e i soldi anche. Ma i cinque indagati finiti ai domiciliari erano, secondo Frezza, dei «fantasmi che nessuno avrebbe mai intercettato». La tecnologia (intercettazioni, Gps, riprese video e cimici) - spiega il colonnello Stefano Commentucci, comandante provinciale delle Fiamme Gialle - ha portato alle misure cautelari e al sequestro preventivo senza svelare alcuna carta del fascicolo d'indagine».
Gli indagati sono 58, ma soltanto per 21 la Procura antimafia di Trieste ha chiesto carcere o domiciliari. Sono coloro a cui si contesta il concorso nell'associazione per delinquere, i cui promotori sono stati indicati e riconosciuti dal Gip nei friulani Stefano Cossarini, Roger Donati e Fabrizio Palombi, a cui si aggiungono due prestanome operativi, Guido Masciello (per Ecomet Srl di Santa Lucia di Piave) e Cristiano Altan (Femet di San Quirino). Sono dipendenti, trattano con i clienti e sanno che i rifiuti non provengono dall'estero. Il gip parla di «teste di legno fidate» di cui «colpisce la incondizionata disponibilità». Tutti e cinque sono indagati per l'associazione, il traffico di rifiuti e la frode fiscale. Stessa ipotesi d'accusa per l'imprenditore Luca Cavaliere di Solesino (Verza Pietro Spa) e Mauro Guarnieri (Franciacorta Metalli di Provaglio d'Iseo). Associazione e traffico illecito di rifiuti ferrosi sono ipotizzati per Alberto Soligon di Santa Lucia di Piave (Soligon Spa), Alessandro Basso di Spresiano (Bielle Metalli), Alessandro e Matteo De Zan (Veneta Metalli), Marco Boglioni (Franciacorta Metalli), Giuseppe Farano (prestanome di Biotekna, società usata per i documenti falsi in Slovenia), l'autotrasportatore Roberto Pellizzari di Sedico, il suo impiegato Fabrizio Modolo e quattro dei suoi autisti, Rudi Gaiotto, Roberto Vettorel, Lamberto Dal Pos e Andrea Segat, a cui si aggiungono due autisti della Bielle Metalli di Spresiano, Valter Giacomin e Antonio Riccio (si tratta di trasportatori fidati che entravano e uscivano da Metal Nordest, Femet o Ecomet con i camion vuoti per far figurare la regolarità del viaggio e poi caricare altrove).
Nell'ordinanza si evidenzia come due dei principali protagonisti abbiano la residenza in Svizzera (Donati e Palombi sono stati arrestati dai finanzieri alla frontiera mentre rientravano da Lugano) e che conseguivano da queste attività profitti giustificati da consulenze inesistenti fatturate da società estere (ceche e slovene) a loro riconducibili. «Tra il 2013 e il 2020 - osserva Commentucci - risulta che abbiano conseguito con queste modalità 10 milioni di euro con quote mensili anche di 25/35mila euro».
Intercettazioni e filmati raccontano l'intera indagine e svelano ai finanzieri il motivo degli incontri di Cossarini nel negozio dei cinesi a Padova, un fatto per il quale non riuscivano a dare una spiegazione. «Andava due volte a settimana - è stato ricordato nella conferenza stampa di ieri in Procura a Trieste - e tornava con 200mila euro per volta che poi ridistribuiva agli imprenditori che avevano usato le fatture false».
C.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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