Badante medicava l'anziana con il nastro da pacchi

Giovedì 30 Gennaio 2020
SPILIMBERGO
Maltrattata, picchiata, medicata usando il nastro da pacchi per trattenere le garze. Una giovane badante di origine romena, Elena Alexandra Chingalata, 27 anni, residente a Castelnovo, è chiamata a difendersi dall'accusa di maltrattamenti aggravati nei confronti dell'anziana che le era stata affidata. La vittima è una donna di 88 anni, di Spilimbergo, che le era stata affidata nel gennaio del 2014. Nel luglio del 2015 la badante era stata licenziata, ma i modi bruschi usati dalla giovane erano già stati segnalati nel maggio 2014 da un cittadino. Era il pomeriggio del 10 maggio, l'uomo era in fila davanti al distributore dell'acqua, quando l'anziana attirò la sua attenzione. Gli disse che la badante la maltrattava e che poteva andare a casa sua per verificarlo. La giovane - secondo l'accusa - reagì colpendo l'ultraottantenne con una sberla sulla nuca e strattonandola. Quell'uomo sarà chiamato a testimoniare al processo, perchè dopo quell'episodio scrisse una lettera al Comune per segnalare ciò che aveva visto quel pomeriggio.
La 27enne è difesa dall'avvocato Guido Rigolo. Ieri al processo, che si celebra davanti al giudice monocratico Alberto Rossi (vpo Patrizia Cau), sono state sentite la figlia e la nipote della vittima. Non è semplice, per le famiglie che vivono queste situazioni, distinguere tra i racconti di anziani indeboliti dall'età avanzata o da deficit cognitivi e le giustificazioni di chi li assiste. Quando notavano lividi sul volto o sulle gambe dell'anziana, la Chingalata spiegava che la donna era caduta. Ma dagli accertamenti della Procura è emerso che sgridava l'anziana fino a farla piangere e che le ecchimosi trovate sul corpo non erano compatibili con le patologie di cui soffriva la donna, ma con le percosse.
Nel maggio 2015 i familiari trovarono l'88enne da sola, in pessime condizioni di salute e igiene personale, ecchimosi e lividi più evidenti del solito sul corpo. Scoprirono che quando le applicava le garze sulle piaghe, la badante usava il nastro da pacchi al posto dei cerotti. C'erano problemi anche con le infermiere inviate dall'Azienda sanitaria per l'assistenza domiciliare, perchè la badante non voleva farle entrare in casa.
Nel luglio 2015 il licenziamento, al quale seguì una telefonata minacciosa alla figlia dell'anziana. La badante chiedeva di essere riassunta, ma quando le fu negata la possibilità di tornare a lavorare a Spilimbergo, reagì insultando e minacciando: «Maledetta, non dovevi licenziarmi, la pagherai cara». Alla prossima udienza saranno sentiti ulteriori testimoni, tra cui il cittadino che con senso di dovere ha segnalato al Comune il comportamento della badante davanti al distributore dell'acqua. Si torna in aula il 18 marzo.
C.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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