Aziende in frenata, cassa e ferie natalizie più lunghe

Venerdì 6 Dicembre 2019
CHIUSURE ANTICIPATE
PORDENONE Il rallentamento negli ordini e nella produzione industriale era evidente già dalla fine dell'estate. Ma in quest'ultima parte dell'anno, in particolare per il comparto della metalmeccanica legata alla subfornitura, quel rallentamento si è trasformato in una brusca frenata. E il dato più evidente è legato a un nuovo boom di richieste di cassa integrazione. Sia per il mese di dicembre ma in prospettiva anche per la prima parte dell'anno che è ormai alle porte. Oltre alla cassa integrazione ordinaria molte aziende ricorreranno a un allungamento della pausa natalizia. Chiudendo prima oppure posticipando il riavvio produttivo a dopo l'8 gennaio. Due o tre settimane di stop per le aziende della subfornitura e della filiera dell'automotive non sono certo una consuetudine. Nemmeno negli ultimi anni, non certo facili.
FILIERA DELL'AUTO
«Solitamente - sottolinea una fonte sindacale del comparto - la fermata natalizia era legata al periodo normale e si riprendeva il 2 gennaio. Quest'anno si registra una situazione piuttosto pesante». La filiera delle piccole imprese specializzate nella fornitura di componenti meccanici per l'auto è molto sviluppata nel Friuli occidentale e vanta una tradizione storica. Son molte le imprese che forniscono i colossi tedeschi dell'auto che stanno registrando un'autentica gelata negli ordini. La situazione internazionale di frenata si ripercuote fin dentro le fabbriche che - come prima risposta al momento congiunturale di difficoltà - si riporta in casa alcune lavorazioni che solitamente vengono svolte da quella rete di piccole aziende che rappresentano i fornitori dei componentisti. Ed è questa spirale che fa scattare la cassa integrazione e in alcuni casi l'allungamento della pausa legata alle festività. A risentire della difficoltà anche una delle imprese tra le più importanti nel comparto, la Zml di Maniago che supera i 500 addetti. I giorni previsti di cassa nelle ultime settimane sono aumentati - in particolare nelle produzioni legate alla ghisa - con conseguenze anche sull'indotto del territorio. Ma non è soltanto il segmento produttivo legato all'auto in forte sofferenza. Nel complesso tutte le aziende che competono sui mercati internazionali - e nel pordenonese la vocazione all'export è molto forte - risentono della pesante congiuntura dovuta anche alla guerra dei dazi con la Cina. E in questo ambito, alla Savio Macchine Tessili di Pordenone si sta chiudendo l'anno più difficile della storia più recente dell'azienda meccanotessile che esporta in Oriente circa il 90 per cento della produzione. Dopo i lunghi periodi di cassa dei mesi scorsi, si è lavorato il mese di novembre e si lavorerà fino al 13 dicembre. Resta un importante punto interrogativo su gennaio: all'inizio del nuovo anno ci sarà un vertice con il sindacato per stabilire il calendario produttivo. Alla Safop, l'azienda recentemente acquisita da una società indiana, l'attività a poco a poco sta riprendendo anche se quasi 50 dipendenti sono ancora in cassa straordinaria: da agosto devono ancora percepire l'indennità a causa di un ritardo burocratico.
NON SOLO FABBRICHE
Le notizie non positive di questo ultimo scorcio dell'anno non riguardano soltanto il manifatturiero. Il recentissimo maxi-piano nazionale dei tagli annunciato da UniCredit per i prossimi quattro anni (seimila esuberi e 450 filiali da chiudere in Italia) non lascerà indenne la provincia di Pordenone dove il gruppo bancario conta circa 140 addetti e 18 sedi territoriali. Una quindicina - secondo fonti sindacali - le possibili uscite di addetti con il fondo esuberi e almeno due o tre le filiali (probabilmente le più piccole) dovranno essere chiuse.
D.L.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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