L'INIZIATIVA
PORDENONE La Caritas apre l'Emporio della solidarietà in Largo San Giovanni, nel cuore del centro storico cittadino. Succederà entro Natale, con una sorta di spaccio destinato a distribuire cibo e bevande alle famiglie più povere, non soltanto pordenonesi. Ma attenzione: non è una mensa. Per ottenere i generi di prima necessità bisognerà possedere una tessera della spesa. Un prerequisito necessario, da definire attraverso le opportune verifiche curate dai responsabili del Centro d'ascolto diocesano e dall'ampia rete di parrocchie che alla Casa della Madonna Pellegrina fa riferimento.
GESTIONE
L'idea che sta a monte del progetto è chiara: si vuole sviluppare un vero e proprio negozio alimentare di buon vicinato, gestito in forma sinergica da Caritas e Fondazione Buon Samaritano. Il modello d'intervento è concettualmente analogo a quello che regola l'efficace azione, ormai pluriennale, del Fondo diocesano creato dai sacerdoti con le loro entrate. In sintesi: prima la commissione centrale e quelle territoriali valutano nel dettaglio le singole situazioni di bisogno, poi erogano l'aiuto. Con criteri analoghi verrà concessa la card. Serviranno poi diversi volontari per esporre sugli scaffali cibo e bevande, garantire l'attività di cassa, pianificare i cicli di forniture, seguire i filoni di promozione e sensibilizzazione della struttura. Se ne stanno occupando, sempre in Caritas, Mara Tajariol e Tatiana Pillot. «L'invito a collaborare - dicono - è rivolto a chi vuole entrare in un gruppo affiatato, capace di far vivere l'esperienza di acquisto come un valore aggiunto per tutti».
IMPEGNO
Il vescovo Giuseppe Pellegrini, nella sua lettera pastorale 2018-19, ha chiesto a parroci, organismi e movimenti cattolici naoniani d'impegnarsi in maniera concreta sul fronte delle povertà. Andrea Barachino, direttore della Caritas, ha raccolto subito l'invito. «È un appello importante - osserva sulle colonne de La Concordia -. Il documento del presule ci invita a guardarci dentro come cristiani e come comunità, ossia come realtà che sa riportare in luce la necessità di fare le cose insieme. Pensando a questo concetto, la parola che mi sembra suonare meglio è alleanza: saper cercare collaborazioni, occasioni di dialogo, incontro e operatività concreta con altri soggetti, pubblici e privati, in una prospettiva di comunità più ampia ed estesa. Non si potranno sempre coinvolgere tutti, ma il principio di base è quello di partire con un'iniziativa mirata, creando intese su obiettivi specifici. Anche in questo caso è il segno di una Chiesa che, pur fedele ai suoi principi, sa uscire, alleandosi intorno a chi vuole farsi prossimo». Come l'Emporio della solidarietà, un presidio sul quale poter contare ogni giorno.
Pier Paolo Simonato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA PORDENONE La Caritas apre l'Emporio della solidarietà in Largo San Giovanni, nel cuore del centro storico cittadino. Succederà entro Natale, con una sorta di spaccio destinato a distribuire cibo e bevande alle famiglie più povere, non soltanto pordenonesi. Ma attenzione: non è una mensa. Per ottenere i generi di prima necessità bisognerà possedere una tessera della spesa. Un prerequisito necessario, da definire attraverso le opportune verifiche curate dai responsabili del Centro d'ascolto diocesano e dall'ampia rete di parrocchie che alla Casa della Madonna Pellegrina fa riferimento.
GESTIONE
L'idea che sta a monte del progetto è chiara: si vuole sviluppare un vero e proprio negozio alimentare di buon vicinato, gestito in forma sinergica da Caritas e Fondazione Buon Samaritano. Il modello d'intervento è concettualmente analogo a quello che regola l'efficace azione, ormai pluriennale, del Fondo diocesano creato dai sacerdoti con le loro entrate. In sintesi: prima la commissione centrale e quelle territoriali valutano nel dettaglio le singole situazioni di bisogno, poi erogano l'aiuto. Con criteri analoghi verrà concessa la card. Serviranno poi diversi volontari per esporre sugli scaffali cibo e bevande, garantire l'attività di cassa, pianificare i cicli di forniture, seguire i filoni di promozione e sensibilizzazione della struttura. Se ne stanno occupando, sempre in Caritas, Mara Tajariol e Tatiana Pillot. «L'invito a collaborare - dicono - è rivolto a chi vuole entrare in un gruppo affiatato, capace di far vivere l'esperienza di acquisto come un valore aggiunto per tutti».
IMPEGNO
Il vescovo Giuseppe Pellegrini, nella sua lettera pastorale 2018-19, ha chiesto a parroci, organismi e movimenti cattolici naoniani d'impegnarsi in maniera concreta sul fronte delle povertà. Andrea Barachino, direttore della Caritas, ha raccolto subito l'invito. «È un appello importante - osserva sulle colonne de La Concordia -. Il documento del presule ci invita a guardarci dentro come cristiani e come comunità, ossia come realtà che sa riportare in luce la necessità di fare le cose insieme. Pensando a questo concetto, la parola che mi sembra suonare meglio è alleanza: saper cercare collaborazioni, occasioni di dialogo, incontro e operatività concreta con altri soggetti, pubblici e privati, in una prospettiva di comunità più ampia ed estesa. Non si potranno sempre coinvolgere tutti, ma il principio di base è quello di partire con un'iniziativa mirata, creando intese su obiettivi specifici. Anche in questo caso è il segno di una Chiesa che, pur fedele ai suoi principi, sa uscire, alleandosi intorno a chi vuole farsi prossimo». Come l'Emporio della solidarietà, un presidio sul quale poter contare ogni giorno.
Pier Paolo Simonato
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