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Covid a Pordenone: allarme ancora rosso. Pressione sugli ospedali

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Martedì 1 Dicembre 2020
Covid a Pordenone: allarme ancora rosso. Pressione sugli ospedali
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PORDENONE Resta ancora alto il livello di emergenza. Anche nel fine settimana la pressione sui reparti e sui Pronto soccorso è rimasta molto elevata. Circa un terzo dei pazienti che arriva nei Pronto soccorso si rivela essere un caso Covid sospetto, una buona parte ha bisogno di ricovero. Ma i posti-letto non ci sono. E quindi, ogni giorno, nelle sale dell'emergenza degli ospedali i pazienti destinati ai reparti Covid del Santa Maria degli Angeli di Pordenone (l'unico della Destra Tagliamento che ricovera pazienti Covid) devono rimanere in attesa anche per lunghe ore. Insomma, in coda per essere trasferiti nelle aree Covid. Siccome sono più gli accessi di malati Covid che le dimissioni che si possono disporre per il personale sanitario - che sconta anche molte positività e quindi carenze d'organico - è molto difficile rispondere come in realtà vorrebbe.
SPILIMBERGO CHIUSO
A questa situazione si somma l'impossibilità di sgravare i reparti saturi pordenonesi. L'ospedale di Spilimbergo, individuato dalla Regione come Covid-hospital, seppure sanificato non è ancora in grado di riattivare il reparto dI Medicina che era stato chiuso per le molte positività tra medici e infermieri. Ancora non ci sarebbe il personale per poter riattivare il reparto e sgravare così Pordenone. A Spilimbergo continua invece a essere operativo il Pronto soccorso che - non avendo di fatto l'ospedale alle spalle - è costretto a dirottare tutti i pazienti negli altri centri sanitari. Una boccata d'ossigeno ai reparti Covid dell'ospedale pordenonese (dove anche ieri i pazienti erano circa 160, una cifra che fatica a scendere) è arrivata nei giorni scorsi dalla Rsa di Maniago con i suoi trenta posti letto. Si tratta però di postazioni post-ospedaliere (come le 18 della Rsa Covid di Sacile) che possono accogliere pazienti bisognosi di cure a bassa intensità. Intanto, personale di altri reparti deve essere spostato nelle aree dove si curano i pazienti con coronavirus. L'attività extra-Covid continua a essere garantita nel limite del possibile. Sia negli ambulatori specialistici dei vari reparti sia nelle quattro sale operatorie rimaste attive. Si eseguono interventi chirurgici (in due sale le urgenze traumatiche, nelle altre i casi oncologici) sia di giorno che di notte grazie all'organizzazione delle èquipe del dipartimento delle Chirurgie. Su tutto resta il problema legato alla decimazione del personale sanitario.
PERSONALE AMMALATO
Nel fine settimana si sono infettati altri cinque operatori (tre infermieri e due oss) della Medicina di San Vito al Tagliamento. Reparto in cui vengono destinati i malati no-Covid anche dell'ospedale di Pordenone. La speranza degli addetti è che le assunzione di un centinaio di operatori decretate dalla direzione aziendale venerdì sera trovino attuazione prima possibile. Intanto resta il rammarico di sindacati e Ordine delle professioni infermieristiche per «non essere riusciti a intercettare nessuno dei 92 neolaureati in Infermieristica tra Pordenone e Udine. Bastava allungare di qualche giorno il bando per consentire ai neo-laureati di entrare». Intanto diversi neo-infermieri laureati la settimana scorsa hanno già preso servizio sia a Udine che a Trieste. «La rottura - sottolinea il consigliere regionale Nicola Conficoni - tra Asfo e sindacati sulla dotazione di personale desta preoccupazione. Dopo mesi di superlavoro gli operatori sono stremati hanno bisogno di tempestivi rinforzi».
D.L.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimo aggiornamento: 10:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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