«Abusi sessuali? Disse che si era inventato tutto»

Mercoledì 23 Gennaio 2019
IL PROCESSO
PORDENONE Una collega difende il medico accusato di aver abusato sessualmente del ragazzo, non ancora quattordicenne, che gli era stato affidato dalla madre affinchè lo facesse studiare, di aver adescato due minori on-line e di aver condiviso materiale pedo-pornografico. La sua testimonianza ieri ha confermato le dichiarazioni rese dall'imputato alla precedente udienza: la vittima si sarebbe inventata le violenze sessuali. La testimone, convocata dall'avvocato Giuseppe Bavaresco, ha riferito che la sera di Ferragosto 2017, quando il medico era agli arresti domiciliari, il suo accusatore bussò alla porta, chiese da mangiare e di fare una doccia. Chiese anche soldi: prima 500 euro, poi 200 e infine 50. Secondo la donna, il giovane si sarebbe stupito della situazione. «Che cosa sta succedendo?», aveva chiesto. Quando gli fu spiegato che il medico era ai domiciliari a causa della sua denuncia, avrebbe detto che era «stato un momento così, voglio andare dai carabinieri a dire che non era vero niente». Quella sera si innervosì perchè non otteneva nè soldi nè un cellulare («lo voglio bello per non essere isolato rispetto agli amici»). «Alla fine chiese i soldi per le sigarette», ha riferito la testimone dicendo che il medico gli diede qualcosa.
La parte civile - ieri in aula con l'avvocato Valter Buttignol - ha chiesto ai giudici un confronto tra la teste e la vittima, ma la richiesta non è stata accolta. La parte civile ha però replicato con la testimonianza di una donna che conosce dal 2003/2004 la situazione familiare della vittima. Ha fornito indicazioni molto precise sui mesi in cui la madre del ragazzo tornò al suo paese lasciando i figli in Friuli. Il minore fu affidato al medico, la sorella alla testimone. Era il 2007: tra gennaio e giugno. Periodo che, secondo l'imputato, la sua abitazione non era ancora ultimata, quindi non poteva aver dato ospitalità; non avendo l'abitabilità, viveva ancora con i genitori (circostanza ieri confermata da un'amica).
A far chiarezza tra date e circostanze sarà adesso il collegio presieduto dal giudice Alberto Rossi (a latere Iuri De Biasi e Piera Binotto). L'udienza di ieri ha segnato la chiusura del supplemento di istruttoria dibattimentale, innescato da una modifica al capo di imputazione apportata al termine della camera di consiglio in cui si sarebbe dovuti arrivare alla sentenza. Il processo è stato rinviato al 19 marzo, quando il Tribunale si pronuncerà.
C.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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