Zanonato condannato a risarcire il Comune

Giovedì 30 Aprile 2020
LA SENTENZA
L'ex sindaco Flavio Zanonato dovrà risarcire il Comune di Padova con 15.000 euro. L'ha deciso la Corte dei Conti, con una sentenza della terza sezione giurisdizionale centrale d'appello, ribaltando il verdetto di primo grado che due anni fa aveva escluso ogni addebito. L'ex ministro ed ex europarlamentare è stato condannato per l'accusa di aver causato «un danno ingiusto» all'ente locale, a causa dell'ingaggio del dipendente municipale Daniele Formaggio come coordinatore della sua segreteria e cerimoniere, mentre sono state escluse responsabilità erariali in merito all'assunzione dell'allora portavoce Antonio Martini.
LA VICENDA
I fatti si riferiscono a un decennio fa. La procura contabile del Veneto aveva contestato a Zanonato di aver conferito i due incarichi facendo ricorso al Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, ma in violazione di questa stessa norma, in quanto i compiti assegnati non avrebbero avuto nulla a che vedere con le prescritte funzioni di indirizzo e di controllo. Nel mirino era finito in particolare il riconoscimento dell'emolumento unico, comprensivo di lavoro straordinario, produttività collettiva e qualità della prestazione. Nel 2018 la sezione giurisdizionale regionale aveva però respinto questa ricostruzione, sostenendo che si fosse trattato di «un adempimento organizzativo di competenza di un altro organo politico».
ACCUSA E DIFESA
A quel punto è scattato l'appello: secondo la tesi sostenuta in aula dal vice procuratore generale Maria Nicoletta Quarato, «trattandosi di ufficio alle dirette dipendenze del sindaco, era del tutto conseguenziale che fosse il diretto interessato a dare disposizioni e decidere l'avvio della struttura e l'organizzazione, dopo averne determinato compiti e attribuzioni».
Assistito dagli avvocati Cesare Janna e Federica Scafarelli, anche in secondo grado Zanonato ha invece ribadito che «era assolutamente chiaro» che Formaggio e Martini «dovessero svolgere attività di supporto». Inoltre l'ex primo cittadino è tornato a richiamare la corresponsabilità della dirigenza municipale e ha ricordato che, malgrado una lettera anonima recapitata in procura nel 2006, lo stesso organo inquirente «nessun rilievo aveva svolto a seguito delle richieste istruttorie».
LE MOTIVAZIONI
Alla fine i giudici della terza sezione centrale hanno però parzialmente accolto le ragioni dell'accusa. Mentre il caso Martini è stato chiuso senza addebiti, in quanto il portavoce era stato «assunto dall'esterno con contratto di lavoro a tempo determinato», in merito a Formaggio è stata dichiarata una condotta «gravemente colposa», dal momento che il cerimoniere era già un dipendente comunale a tempo indeterminato ed era stato messo in aspettativa per assumere il nuovo incarico. Per la Corte dei Conti, il coordinatore della segreteria «non poteva essere collocato in aspettativa senza assegni per essere poi riassunto presso lo staff del sindaco con contratto a tempo determinato», pertanto l'emolumento «previsto soltanto per il personale assunto dall'esterno» gli è stato concesso  «sine titulo (senza titolo, ndr.) e il sindaco «avrebbe potuto e dovuto previamente richiedere ed acquisire il parere degli uffici e/o dei dirigenti a ciò preposti».
LO SCONTO
Rispetto all'iniziale quantificazione di 40.341 euro, tuttavia, i magistrati hanno applicato uno sconto. L'importo relativo al solo Formaggio era di 28.000 euro, ma il danno erariale ammonta a soli 15.000, poiché non c'è stata «una distrazione delle somme a vantaggio personale egoistico, ma soltanto una inattenta gestione delle medesime».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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