Volontariato: fondi straordinari e meno burocrazia

Sabato 4 Luglio 2020
Volontariato: fondi straordinari e meno burocrazia
L'INDAGINE
PADOVA Prevedere fondi straordinari per le emergenze, favorire le donazioni, ridurre al minimo la burocrazia e migliorare la capacità organizzativa delle associazioni no-profit. Questa è la ricetta per superare la crisi Coronavirus dal punto di vista del mondo del volontariato.
La conclusione arriva da un'indagine su come le organizzazioni che lavorano con la grave marginalità a Padova hanno vissuto l'emergenza sanitaria.
Terzo settore, grave marginalità e Covid-19 è il titolo del report della ricerca condotta da Marta Gaboardi, Roberta Cosentino, Silvia Demita e Massimo Santinello del Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell'Università di Padova condotta in collaborazione con l'Università di San Diego e il No-profit Institute. Il tema trova origine nel Tavolo povertà ed emarginazione strutturato dal Csv dentro Padova capitale europa del volontariato 2020. L'obiettivo dell'indagine è stato quello di capire come le organizzazioni del Terzo Settore hanno affrontato l'emergenza sanitaria per Covid-19. In particolare, per quelle associazioni che si confrontano con persone già in situazione di grave marginalità. In una circostanza così estrema come quella della quarantena, le domande del questionario vertevano su tre aree: i cambiamenti legati alla situazione di emergenza; le difficoltà degli enti e dei professionisti; le esigenze per il futuro.
Emerge che nella riorganizzazione dell'erogazione dei servizi nonostante si riescano a mantenere i servizi attivi, si teme per le persone in stato di marginalità, ad esempio le persone senza dimora, le famiglie in stato di povertà, chi fa uso di sostanze, i minori. Ma anche per le persone immigrate e i detentori di protezione internazionale esclusi o usciti dal sistema Sprar. A essere maggiormente esclusi potrebbero essere anche coloro privi di dispositivi con connessione internet, impossibilitati nell'usufruire dei servizi online o nel rivolgersi agli enti competenti.
«I cambiamenti avvenuti comportano varie difficoltà per gli operatori spiegano i ricercatori del Dipartimento di Psicologia - tra queste quelle legate al lavoro da remoto. Il carico di lavoro è stato ridistribuito, limitando gli spostamenti sul territorio. In alcuni casi questo ha comportato sovraccarico su coloro che meglio riescono a gestire le nuove modalità di lavoro telematico. Le nuove modalità di lavoro implicano ulteriori sfide sul piano comunicativo, a diversi livelli: in riferimento alla comunicazione con gli utenti, all'interno dei servizi e tra i servizi, nell'implementazione di una rete per il coordinamento degli aiuti, ma anche alla comunicazione con la società».
Gli enti riferiscono di star affrontando problematiche di tipo economico, soprattutto legate alla mancanza di budget e finanziamenti per il proseguimento delle attività, riferendo difficoltà nel «reperire i fondi necessari per far fronte all'avanzare di nuove povertà». Le problematiche e sfide legate all'attuale crisi sanitaria, hanno fatto emergere un bisogno di sicurezza del personale, sia sul piano della salute che sul piano del lavoro e del futuro. I ricercatori hanno infine chiesto agli enti in cosa l'Amministrazione locale o altre istituzioni con cui lavorano potrebbero aiutarli. È emersa la richiesta di supporto tecnologico (13 enti, 68%); di rivalutare le strategie di raccolta fondi (12 enti, 63%); il condividere i dati in tempo reale sulle esigenze con finanziatori e politici (11 enti, 58%).
E.Fa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci