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La mattina del 24 febbraio per Vo' è stato un risveglio blindato: esercito

Mercoledì 25 Marzo 2020
VO' La mattina del 24 febbraio per Vo' è stato un risveglio blindato: esercito
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La mattina del 24 febbraio per Vo' è stato un risveglio blindato: esercito e forze dell'ordine presidiavano i dieci posti di blocco attorno al paese. Nessuno poteva entrare né uscire. L'unico passaggio consentito era quello per i rifornimenti di medicinali e generi alimentari. A un mese esatto dall'inizio della quarantena, tutto è ancora paralizzato perché nel frattempo il recinto che imbrigliava il paesino collinare da 3.300 abitanti è stato allargato fino a comprendere l'Italia intera. A partire dal 9 marzo, con il Decreto ministeriale che dichiarava lo Stivale zona protetta, Vo' si è rimesso al passo con il resto del paese percorrendo una strada fatta di restrizioni. Il comune collinare ha sperimentato con due settimane di anticipo rispetto al Veneto e al resto dello stivale cosa significa vivere nella zona rossa. «È stato uno scossone talmente forte che dobbiamo ancora metabolizzarlo afferma il sindaco-farmacista Giuliano Martini . Una cosa che si pensava si risolvesse nel giro di giorni o settimane è un'onda che sta travolgendo l'Italia. Sono molto preoccupato». L'isolamento era scattato come misura di contenimento del Covid-19 dopo che i tamponi fatti ad Adriano Trevisan, 77 anni e a Renato Turetta, 67 anni, avevano dato esito positivo. I due amici, che facevano coppia fissa a briscola e tresette, erano stati ricoverati giorni prima all'ospedale di Schiavonia. La notizia del contagio si era diffusa in paese il pomeriggio del 21 febbraio. Un venerdì nero per la storia del paesino. Alla preoccupazione si era subito accavallato il dolore per la perdita del concittadino Trevisan, padre dell'ex sindaco Vanessa, morto in serata: la prima vittima italiana di Coronavirus. Immediata la chiusura dei due bar in cui i pensionati si davano appuntamento per una partita a carte. Questione di due giorni e la stessa sorte era toccata alle scuole e a tutte le altre attività del paese: saracinesche abbassate per tutti fatta eccezione per le farmacie e i supermercati. L'ufficio postale del centro aveva riaperto i battenti la seconda settimana di quarantena, reclutando tre dipendenti del posto normalmente impegnati in altri uffici visto che i titolari abitavano tutti fuori paese. Anche un supermercato aveva ingaggiato dei supplenti e i tre medici di base, finiti in quarantena, erano stati sostituiti da altrettanti giovani colleghi. Nel frattempo l'intera cittadinanza si era sottoposta a screening per avere una fotografia precisa di quanti fossero i contagiati. Al quel primo giro di tamponi condotto dall'Ulss 6, ne era seguito un secondo su base volontaria, che aveva invece scopo scientifico ed era condotto dall'Università di Padova con il sostegno economico della Regione Veneto. L'obiettivo era mappare il comportamento del virus su una comunità rimasta isolata per 14 giorni. Le misure di contenimento si sono dimostrate efficaci, come ha dimostrato proprio lo studio coordinato dal dottor Andrea Crisanti, direttore di Microbiologia e Virologia dell'azienda ospedaliera di Padova: Vo', diventato un modello da applicare in altri Paesi, è passato da un picco di 89 casi ad essere un comune Covid-free. Se non fosse per quel +1 comparso nel bollettino dei contagi venerdì scorso, a un mese dallo scoppio dell'epidemia. Un nuovo caso di positività che ricorda ai vadensi la necessità di non abbassare la guardia. Il virus ha assestato un duro colpo anche all'economia del piccolo centro euganeo, che vive di agricoltura e del comparto enogastronomico. La cantina dei Colli Euganei, che raccoglie circa 680 produttori, ha perso mezzo milione di euro in un mese. «Ristoranti e agriturismi stanno perdendo tutte le prenotazioni della primavera osserva preoccupato Martini . Sarebbe bello che per Pasqua i consumatori pensassero di brindare con uno dei nostri vini dei Colli, così da aiutare le aziende vitivinicole a risollevarsi».
M. E. P.
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