Vittime di violenza, negli ospedali arriva il codice rosa per le donne

Domenica 21 Luglio 2019
SANITÁ
PADOVA Negli ospedali padovani nasce il codice rosa, un percorso riservato alle donne vittime di violenza e ai loro figli che arrivano in pronto soccorso. Sono stati uniformati gli iter già presenti nelle diverse strutture ospedaliere di Padova (Sant'Antonio), Cittadella, Camposampiero, Piove di Sacco e Monselice. Il percorso codificato prevede visita medica, consulenze specifiche, segnalazione ai servizi sociali, consulenza medico-legale e denuncia al posto di polizia e valutazione del rischio alla dimissione.
«Abbiamo approvato la nuova procedura unica di accoglienza delle donne vittime di violenza spiega il direttore generale Domenico Scibetta - frutto del lavoro congiunto dei Servizi ospedalieri e territoriali maggiormente coinvolti nella presa in carico delle donne vittime di violenza, che uniforma le prassi già in essere. I pronto soccorso di tutti i nostri ospedali lavoreranno in maniera uniforme secondo modalità codificate che prevedono l'accoglienza della donna in luoghi dedicati e la riduzione dei tempi di attesa, con l'attivazione di percorsi preferenziali e specifici per le diverse tipologie di violenza subìta».
I NUMERI
Nel 2018 i Pronto soccorso della Ulss 6 hanno registrato un totale di 364 accessi di donne vittime di violenza, con diagnosi che riguardano molteplici tipologie di trauma fisico ma anche psicologico. «Il termine codice rosa è una definizione informale che identifica la problematica specifica Maurizio Chiesa, direttore del Pronto soccorso del Sant'Antonio - ma non è un nuovo codice colore inserito al triage».
L'infermiere del triage prende in carico la persona che ha subito violenza, accompagnandola fino alla dimissione e all'aggancio ai servizi del territorio. In caso di rischio per l'incolumità della donna, accanto alla segnalazione al Centro antiviolenza, in attesa del reperimento di un luogo sicuro, è prevista anche la possibilità di un temporaneo ricovero.
«La procedura si inserisce all'interno delle azioni e degli strumenti di cui l'Ulss 6 Euganea, da sempre attenta al fenomeno, si è dotata continua il Scibetta - per rispondere alle necessità di tutela delle donne vittime di violenza. Particolare attenzione è stata data nel tempo alla formazione del personale direttamente coinvolto nell'accoglienza della donna, all'adozione sia di protocolli d'intesa con i Centri antiviolenza presenti sul territorio». L'ente di via Scrovegni si impegna contro minacce, violenze, umiliazioni in contesti di lavoro con l'effetto di violare la dignità della persona, nuocere alla salute o creare ambienti occupazionali ostili.
CENTRI D'ASCOLTO
Nel 2018 a Padova e provincia si sono rivolte al Centro Veneto Progetti Donna - Auser 1016 donne. Per la maggior parte di loro la violenza si è verificata all'interno di una relazione intima. Sono 475 le madri che hanno chiesto aiuto nel 2018, mentre 783 sono i figli minori coinvolti nelle situazioni di violenza. Secondo i dati Istat il dato sommerso, ovvero il numero di donne che non parlano della violenza subita, si attesta intorno al 92%. Dell'8% di donne che si rivolgono ai servizi, solo il 3,7% si rivolge ai Centri antiviolenza, mentre il 12,8% non ne conosce l'esistenza. Anche il report della Regione conferma la difficoltà da parte delle donne a far emergere la violenza subita attraverso le denunce alle forze dell'ordine: delle 3.256 donne prese in carico dai Centri antiviolenza del Veneto, solo 835 (25%) hanno denunciato e ciò significa che solo una donna su quattro denuncia la violenza. Il Centro Veneto Progetti Donna è l'associazione che gestisce i quattro Centri antiviolenza riconosciuti nella provincia di Padova.
Elisa Fais
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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