Via Anelli, abbattuto il muro tra gli applausi

Domenica 29 Novembre 2020
L'EPILOGO
PADOVA La prima parete di lamiera arrugginita è fuoriuscita dal terreno alle 11,05 di ieri. Sfilata dal fango come un coltello dal burro, dalle fauci metalliche della ruspa. Un giro a mezz'aria, una veronica in gergo calcistico, ed è caduta al suolo con un rumore sinistro, quasi a evocare una fine. E l'applauso, scrosciante e liberatorio, che ha accompagnato quel volo, ha sancito effettivamente la conclusione, definitiva, di un incubo.
Data e ora, infatti, rimarranno scolpite nella storia della città perché rammenteranno ai posteri la caduta del muro di via Anelli, eretto al confine con via De Besi nel 2006 dall'allora sindaco Flavio Zanonato per ostacolare le attività degli spacciatori. Era l'ultimo baluardo ancora in piedi, ma sicuramente quello più carico di valore simbolico, dell'ex complesso Serenissima, la zona emblema del degrado che per decenni ha veicolato nel mondo un'immagine negativa di una porzione del nostro capoluogo, definita a pieno titolo bronx. Dopo la prima lastra arrugginita, sul terreno sono finite le putrelle di sostegno e via via gli altri pezzi di barriera marrone che con rabbia la ruspa estraeva dal suolo. Dal varco che in pochi minuti si creato tra via De Besi a via Anelli dopo 14 anni è tornata a passare la luce, ma non più a delineare le sagome inquietanti dei sei condomini verdi fatiscenti, rasi al suolo nei mesi scorsi, bensì la voragine che adesso c'è al loro posto. Un cratere, gigantesco, come se fosse scoppiata una bomba, che ha inghiottito un passato solo da dimenticare.
L'APPUNTAMENTO
Era nutrita la platea di persone che ha assistito alla demolizione, invitate da Andrea Micalizzi, vice sindaco con delega ai Lavori Pubblici, che nel corso dei decenni ha avuto un ruolo da protagonista nel portare a termine l'operazione via Anelli, per la quale si è adoperato prima da consigliere di quartiere, poi da assessore e che ha ultimato da numero due Palazzo Moroni. Al suo fianco c'erano il primo cittadino Sergio Giordani, lo stesso Zanonato, l'onorevole Alessandro Zan, l'ex assessore Daniela Ruffini, oltre al Questore Isabella Fusiello, all'ex comandante della Polizia locale Lucio Terrin, e a numerosi esponenti di associazioni e comitati di cittadini residenti in zona, tra cui Paolo Manfrin e Luigi Tarzia, e la presidente della Consulta Seresin.
«Sembrava impossibile tempo addietro ipotizzare che saremmo riusciti nell'impresa di cancellare il complesso Serenissima - ha detto Micalizzi - e aprire il capitolo nuovo che darà un futuro diverso al sito. Sono tante le persone che vorrei ringraziate, alcune delle quali sono qui, in primis Giordani e Zanonato, i due sindaci che hanno affrontato il tema senza demagogia, ma con concretezza. Ma anche i Comitati, la parrocchia di San Pio X e il comandante Terrin hanno avuto un ruolo importantissimo. È stata l'amministrazione guidata dallo stesso Zanonato, al fianco del quale si sono impegnati gli assessori Marco Carrai, Daniela Ruffini e il compianto Claudio Sinigaglia, a iniziare a svuotare le palazzine, dando un futuro alle famiglie che venivano spostate. Questo è stato il primo passo, per arrivare al risultato odierno che ha messo fine al degrado e a uno scempio urbanistico. Oggi si apre la fase due per il quartiere, che avrà una nuova immagine, funzioni centrali per la città, candidandolo a diventare un motore economico e sociale».
I PRIMI CITTADINI
«Mi ritengo fortunato - ha proseguito Giordani - perché abbiamo raccolto i frutti del buon lavoro che era stato dai nostri predecessori e proseguito da noi. Finalmente questa parte della città diventa positiva. In passato, quando nemmeno mi sognavo di diventare sindaco, questo luogo ha avuto una risonanza mediatica incredibile e in città si parlava solo di via Anelli. Chi nominava Padova, citava automaticamente anche il muro, che indubbiamente è servito a contrastare gli spacciatori. Ero sbalordito e mai avrei immaginato che sarei stato io, da primo cittadino, a mettere fine a tutto ciò con l'abbattimento dell'ex complesso Serenissima. Ora si apre un nuovo capitolo e, in qualità di stazione appaltante, faremo a breve la gara per la realizzazione qui della sede della Questura. Con un lamiera del muro invece realizzeremo un monumento».
Zanonato, invece, ha sintetizzato la storia di via Anelli. «Oggi si parla solo di Covid - ha osservato - mentre anni fa si discuteva soltanto di degrado e sicurezza. Via Anelli era un problema ossessionante e una preoccupazione per l'amministrazione. Il muro, perchè l'effetto ottico che dava era proprio quello di una parete lunga 80 metri e alta 3, l'ho fatto costruire su richiesta del questore Marangoni per complicare la vita agli spacciatori che in via De Besi avevano una facile via di fuga. L'idea di definirlo così, come fece il Gazzettino, inizialmente mi sembrò sbagliata, invece è stata efficacissima. E i cittadini l'hanno considerato una dimostrazione di attenzione alla loro sicurezza».
Nicoletta Cozza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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