«Un fatto grave, l'ideale sarebbe un confronto tra le due famiglie»

Giovedì 20 Febbraio 2020
«Un fatto grave, l'ideale sarebbe un confronto tra le due famiglie»
L'ESPERTO
PADOVA «Questo non è un episodio di bullismo, qui siamo ben oltre il bullismo. Ciò che è successo è ben più grave, perché ci troviamo davanti ad una rapina. Quindi ad un reato, per giunta violento».
A parlare è un grande esperto in tema di minori in difficoltà. Il dottor Mario Polisciano è infatti psicologo del Centro Servizi Volontariato di Padova, un ente che solamente nell'ultimo anno scolastico ha preso in carico 45 bulli, di età compresa tra i 12 e i 18 anni, attivando per loro il progetto Sì, possiamo cambiare. Un progetto che consente di evitare la sospensione scolastica svolgendo vari tipi di attività educative e socialmente utili.
Dottor Polisciano, che idea si è fatto di questo episodio?
«Anzitutto bisogna dire che quella delle scuole superiori è l'età in cui si passa dall'adolescenza all'età adulta. Un passaggio molto delicato. È il momento in cui un bambino smette di essere bambino e diventa prima ragazzo e poi uomo. È il momento, dunque, in cui ognuno sviluppa la propria identità».
La vittima si è trovata davanti due ragazzini. Quanto conta trovarsi in minoranza?
«Più si è e più ci si sente forti. Esiste un'identità personale e un'identità sociale. In un gruppo l'identità sociale può essere positiva, se ci si aiuta per fini buoni, oppure negativa, arrivando a bullismi e violenze».
Come si aiuta, in una situazione del genere, la giovane vittima?
«È possibile che in un caso simile il ragazzino si trovi a che fare con un trauma, che potrebbe portarlo per esempio a non voler andare a scuola il giorno dopo oppure ad aver paura nel fare un tratto di strada da solo. Il trauma va affrontato ed elaborato. Bisogna lavorare soprattutto sull'autostima e sulla sicurezza del ragazzino. Una sua personalità di sicuro già ce l'aveva, visto che dalla ricostruzione che mi state dando lui inizialmente si era opposto a dare la sua catenina al compagno».
Mettiamoci invece dal punto di vista del giovane denunciato. Quale percorso rieducativo è necessario?
«In alcuni casi ritenuti gravi un giudice può stabilire che il minore venga affidato ad una struttura apposita, ad una comunità. Non so cosa accadrà in questo caso specifico, ma di sicuro tutto ciò non può e non deve scivolare nel nulla. È bene far riflettere il ragazzino e fargli capire la gravità di ciò che ha fatto. Vale per lui e per il suo complice».
Capitano spesso episodi di questo genere, nelle scuole padovane?
«Di furti e rapine ne capitano, certo. Poi nella fase successiva molto dipende anche dai genitori. L'ideale è che ci sia un confronto tra famiglie, ma non sempre si riesce ad averlo. Ci vogliono famiglie che siano non mature, di più».
Gabriele Pipia
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