Uccise il padre e bruciò il corpo nella facoltà di Chimica, ora torna in cella

Mercoledì 11 Dicembre 2019 di Marina Lucchin
Paolo Pasimeni. Uccise il padre e bruciò il corpo nella facoltà di Chimica, ora torna in cella
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PADOVA - Diciotto anni fa uccise il padre e ne bruciò il cadavere nella sede della facoltà di Chimica di via Marzolo. Uscito dal carcere, espiata la pena, Paolo Pasimeni, 41 anni, da qualche tempo aveva iniziato a lavorare in un'azienda di via San Crispino, dove l'11 novembre gli addetti di una ditta di derattizzazione, impegnati in una disinfestazione dell'edificio, hanno rinvenuto una pistola.

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Allertati dall'impresa, i carabinieri hanno eseguito una perquisizione, sia sul posto di lavoro che a casa dell'uomo: l'arma era rubata e Padimeni era in possesso anche di sostanze dopanti tra cui nandrolone, la cui vendita è vietata. Per questo il quarantunenne è tornato dietro le sbarre. I carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Padova, nella tarda mattinata di ieri, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere.
 
L'INDAGINE
Il provvedimento restrittivo è stato emesso dalla Procura di Padova, su richiesta dei carabinieri, intervenuti nell'azienda dopo la segnalazione della ditta di derattizzazione.
I militari hanno rinvenuto all'interno della scrivania, di sua esclusiva disponibilità, negli uffici di via San Crispino dove era impiegato, una pistola Beretta calibro 9x21 con parte della denominazione abrasa, 37 munizioni e due serbatoi di cui uno contenente altre 15 munizioni.
L'arma, sequestrata, illegalmente detenuta, è ancora oggetto di accertamenti, ma è quasi certamente provento di furto. Durante la successiva perquisizione domiciliare e dell'autovettura, una Ford C Max, i carabinieri hanno rinvenuto anche sostanze dopanti tra cui nandrolone, la cui vendita è vietata.
Al termine dell'attività, l'arrestato è stato condotto al carcere di via Due Palazzi, a disposizione dell'Autorità Giudiziaria. Le indagini ora sono volte a scoprire perchè il 41enne fosse in possesso del doping e dell'arma e la loro provenienza.
L'OMICIDIO
Era l'11 febbraio del 2001 quando Paolo Pasimeni uccise il padre Luigi, stimato docente di chimica. Il delitto è avvenuto di domenica pomeriggio nel Centro interchimico universitario di via Marzolo. Il professor Pasimeni aveva costretto il figlio a seguirlo all'Università anche nel giorno di festa. Paolo e la sorella Manuela hanno sempre dichiarato che stare con il padre era una vita infernale. Ma quel giorno Luigi Pasimeni aveva contestato al figlio delle irregolarità nella registrazione di due esami. Insomma, erano stati falsificati.
LA VIOLENZA
Paolo Pasimeni ha picchiato il genitore. Pugni e calci da arte marziale, violenti a tale punto da tramortirlo. Poi ripetuti colpi inferti al capo con il manico metallico di uno spazzolone per pavimenti, fino sfondargli la testa. E forse il padre era ancora vivo quando il figlio, forse nella speranza di cancellare le prove dell'omicidio, lo ha caricato su un carrello e lo ha portato in un angolo del cortile interno della facoltà. Qui lo ha cosparso il corpo del padre di solvente e gli ha dato fuoco.
Quando gli investigatori della Squadra mobile lo interrogarono cercò di depistarli assicurando che l'uomo era caduto da solo e che aveva sbattuto violentemente la testa. Così, vedendolo soffrire troppo, aveva deciso di finirlo con due forti bastonate in testa.
Marina Lucchin

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