TREBASELEGHE
Trent'anni di carcere è questa la pena inflitta, ieri in rito

Mercoledì 20 Giugno 2018
TREBASELEGHE
Trent'anni di carcere è questa la pena inflitta, ieri in rito abbreviato dal Gup Mariella Fino, al macellaio napoletano Luigi Sibilio. Il trentacinquenne il 18 maggio del 2017 a Trebaseleghe ha ucciso con nove coltellate, quella mortale al collo, la cuoca di 46 anni Natasha Bettiolo di Massanzago. Il pubblico ministero Roberto Piccione, titolare delle indagini, aveva chiesto proprio trent'anni. La sentenza ha confermato la premeditazione, la minorata difesa della vittima, le minacce e il porto abusivo di un taglierino. È caduta invece l'accusa dei futili motivi. Inoltre il trentacinquenne dovrà risarcire i familiari della vittima, difesi dai legali Marco Serena ed Eleonora Trevisan, con oltre un milione di euro. Nel dettaglio 450 mila euro a testa ai figli, 150 mila euro a testa ai genitori e alla sorella, e infine trentamila euro all'ex marito. Ma difficilmente Luigi Sibilio potrà liquidare tale somma, perchè è nulla tenente e per difendersi è stato ammesso al gratuito patrocinio.
IL DELITTO
Il 35enne, residente a Loreggia ma domiciliato a Santa Maria di Sala dove lavorava come macellaio, il 18 maggio del 2017 ha teso una trappola a Natasha. Erano circa le 16, quando la donna è uscita dall'istituto comprensivo di Trebaseleghe di via Fermi dove lavorava come cuoca e si è diretta verso la sua auto. Sibilio, a sorpresa, si è infilato all'interno della macchina di lei, una Lancia Y, e l'ha colpita con nove coltellate di cui una, quella mortale, al collo. Si era portato da casa un coltello con una lama di 19 centimetri. Poi, una volta uccisa la sua amata, si è inferto diverse ferite alla pancia nel tentativo di suicidarsi. All'ospedale di Padova è stato sottoposto a un delicato intervento ed è stato salvato. Natasha, in più di una occasione, gli aveva regalato del denaro. Gli dava anche i soldi per fare la spesa. Ieri in aula Sibilio ha chiesto scusa. «Mi scuso, volevo solo riconquistarla, ma poi ho perso la testa» ha dichiarato davanti al giudice. Dal carcere Due Palazzi avrebbe anche scritto una lettera indirizzata ai parenti di Natasha, epistola che però non è mai stata recapitata.
LA PREMEDITAZIONE
Sibilio per arrivare a uccidere la cuoca di 46 anni ha costruito un castello di menzogne e ha pianificato ogni dettaglio. Agghiacciante quanto è accaduto un'ora prima dell'omicidio. Intorno alle 15 di quel maledetto 18 maggio dell'anno scorso, Sibilio è entrato in un bar di Trebaseleghe. Nel locale la ragazza dietro al bancone stava parlando con un cliente di un femminicidio. Una donna uccisa dall'ex compagno con cinquanta coltellate. Nel discorso si è intromesso il macellaio napoletano e disinvolto ha esclamato: «Per uccidere basta una coltellata al collo». Un'ora più tardi, alle 16, quel fendente al collo lo ha riservato a Natasha Bettiolo. E alla mattina ha spedito un messaggino al cellulare della sua amata. Un buongiorno, di fatto un'altra minaccia. E poi al suo ex datore di lavoro e amico, un imprenditore edile dell'Alta padovana, ha raccontato di avere un tumore al cervello e ancora pochi mesi da vivere. Lo ha supplicato di dargli una mano per riconquistare Natasha. L'uomo d'affari gli ha dato un passaggio a Trebaseleghe, con un'auto diversa dalla sua come gli aveva chiesto il macellaio, e gli ha prestato un paio di scarpe eleganti per fare bella figura con la cuoca. Ma in un calzino Sibilio ha nascosto un coltello con una lama lunga 19 centimetri. Lo teneva custodito in un capannone, insieme ad altri oggetti, di proprietà di quell'amico ingannato. Il macellaio infatti non ha alcun cancro. Una bugia, come quando ha raccontato agli inquirenti di fare uso di cocaina e alcol, e di voler solo riconquistare Natasha. Il 35enne non si è mai drogato e la mamma di due figli voleva ucciderla per poi suicidarsi. Questo era il suo piano diabolico. Perfino sua sorella Virginia lo sapeva. E qualche giorno prima del delitto gli ha spedito un messaggino al cellulare La devi piantare che ti uccidi e la uccidi. Non ne possiamo più lasciaci in pace. Ma lui ne aveva fatto un'ossessione. Pazzo di gelosia, il 17 dicembre del 2016 a Camposampiero, ha affrontato la cuoca minacciandola con un taglierino. E infine quel tatuaggio dietro alla schiena, un simbolo indelebile della premeditazione La libertà è un bene prezioso ma solo per amore mi farei mettere in gabbia.
Marco Aldighieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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