Tre storie a lieto fine: «Così ci siamo salvati»

Domenica 26 Maggio 2019
LE STORIE
PADOVA Alcuni bevono per depressione, altri per solitudine. C'è il quarantenne che si butta sul vino per scordare una delusione d'amore e il ventenne che sceglie i superalcolici per ottenere lo sballo. Ma c'è anche l'uomo di 52 anni che ha iniziato a bere una birra dopo l'altra sperando di non sentire il dolore: era stato appena operato per un tumore e sperava che l'alcol gli desse sollievo. Le lattine sono però diventate una dipendenza che l'hanno portato anche ad un doppio ritiro della patente, ma ora lui uscito dal doppio tunnel: quello della malattia e quello dell'alcolismo. La storia di questo cinquantaduenne, che vive nell'area termale, è una delle tante in cui ogni giorno si imbattono medici, infermieri, psicologici, educatori e assistenti sociali che lavorano al Serd.
«Mi sono affidato all'alcol cercando di stordirmi e non sentire più i dolori che ho avuto dopo l'operazione - ha ammesso l'uomo davanti agli specialisti del Serd -. Continuavo a sentire male e pensavo che bere fosse un rimedio, invece ho fatto peggio». Da un paio di anni è salvo: ha trovato un proprio equilibrio ma è costantemente in contatto con gli assistenti sociali. «Non ci ricascherò». Lo ha promesso ai medici, ma anche e soprattutto a se stesso.
LUNGO PERCORSO
Ha tre anni di meno, invece, una donna padovana che per abbandonare le proprie dipendenze ha dovuto affrontare un percorso ancor più lungo e difficile. Da ragazza si bucava con l'eroina e per questo era finita in comunità terapeutica. Una volta uscita non ha più fatto uso di droghe, ma ha trovato consolazione nell'abuso di alcol. Un bicchiere dietro l'altro, fino a piombare in un'altra terribile dipendenza. Per superare i problemi di droga ci erano voluti dieci anni, per togliersi il vizio di alzare il gomito è stato necessario un percorso di cura lungo un altro decennio. Ora la quarantanovenne sta di nuovo bene, lavora come addetta alle pulizie in un ente pubblico e ha recuperato il rapporto con i due figli. Un rapporto che aveva rischiato di rompersi per sempre a causa dei suoi problemi con droga e alcol.
Pochi giorni fa la donna è tornata al Serd di via dei Colli per abbracciare i medici che la curavano e soprattutto per dire grazie. «Ero diventata dipendente da birra e da superalcolici. Ora ho recuperato la completa sobrietà e mi sento una persona nuova - le sue parole, colme di orgoglio -. Voglio dire grazie a chi in questi anni si è preso cura di me e mi ha voluto bene. Ora frequento ancora dei gruppi di auto-aiuto per non cadere nuovamente in tentazione, ma il peggio è sicuramente alle spalle. Il merito è di chi in queste stanze mi ha dato un supporto fondamentale».
I PARENTI
Tra le stanze dei Serd si trovano soprattutto persone di mezza età, ma ci sono anche alcuni giovani. Tra questi c'è un trentaduenne operaio della Bassa Padovana. Ha avuto un'infanzia molto complicata - abbandonato dalla famiglia e dato in affido a dei nuovi genitori - e da adolescente si è lasciato andare sia con l'alcol sia con la cocaina. In queste sostanze cercava la pienezza che non trovava nei propri rapporti famigliari. Ora, dopo un lungo periodo di cura al Serd, ha un'occupazione stabile, una compagna con cui convive e un figlio. Cadere nella dipendenza è facile e i motivi possono essere i più disparati. Ma uscire dal tunnel e rifarsi una vita è possibile: queste tre storie padovane lo dimostrano.
G.Pip.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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