Telescopio padovano per la Terra gemella

Mercoledì 13 Novembre 2019
LA SPEDIZIONE
PADOVA La data del lancio sarà confermata solo all'ultimo, troppe le variabili in questi casi. Ma il 17 dicembre dalla Guyana francese si alzerà un razzo che porta dentro un satellite dell'Esa incaricato di scovare i pianeti gemelli della terra. E l'onore di aver realizzato gli occhi del segugio spaziale è di Padova.
Si chiama Cheops (characterizing exoplanets satellite) è alto un metro e mezzo, pesa 280 chili. Porta un telescopio progettato con il contributo dell'Osservatorio di Padova, dell'Inaf (Istituto nazionale di astrofisica) di Padova e Catania e del Dipartimento di Fisica e Astronomia Galileo Galilei. Il telescopio misura un metro e mezzo ed ha un diametro di 30 centimetri. É stato costruito in Italia da Leonardo azienda pubblico privata dell'aerospazio e Thales Alenia con Media Lario, finanziate dall'Agenzia spaziale italiana.
IL COMPITO
Scoprire la Terra gemella sembra diventata l'ultima ossessione degli scienziati, come lo era sbarcare sulla Luna nel 1969. Il compito: visto che la sonda Kepler della Nasa ha scoperto prima di andare in pensione nel 2018, oltre 3mila pianeti, dovrà guardare fra quelli conosciuti se ce ne sono alcuni che possono ospitare la vita. Insomma dovrà puntare su una stella che ha dei pianeti e quando uno di loro le passerà davanti calcolerà di quanto cala la luce emessa dalla stella madre.
Sembra poco ma è tutto. Sapendone già la massa, visto che lo conosciamo, Cheops ne misurerà la densità dalla quale potremo capire se si tratta di un pianeta roccioso, se è caldo o freddo, se presenta ghiacci o gas. E addirittura scoprire se ha un'atmosfera. Ci sono certi pianeti con venti a 7.200 chilometri l'ora... Poi sarà il sostituto di Hubble, il James Webb, un telescopio dallo specchio dieci volte più grande che sarà lanciato nel 2021 a farne l'analisi chimica. E a scoprire se ci può essere la vita. Cheops insomma sarà una sua avanguardia, un perlustratore capace di individuare le caratteristiche giuste sulle quali puntare il grande telescopio a colpo sicuro.
Non solo: Cheops è progettato per scoprire la presenza di lune o di anelli, o la deformazione causata dall'attrazione gravitazione della stella. Dunque ha il potenziale per nuove scoperte tanto che il 15 per cento del programma sarà dedicato alla scoperta di nuovi pianeti accanto a stelle brillanti.
A Cheops succederà Plato in rampa di lancio per il 2027 rappresentato proprio da un sistema di telescopi, veri e propri osservatori astronomici, progettati a Padova. Plato che si immetterà intorno al Sole avrà 34 obiettivi grandangolari. Opera degli stessi scienziati di Cheops.
LE OSSERVAZIONI
É la prima volta che l'Esa va a caccia delle caratteristiche degli esopianeti, cioè di pianeti fuori dal sistema solare. Lo fa con una missione in classe small cioè costa solo 100 milioni di euro, perché approfitta del passaggio nel razzo di un satellite strategico Cosmoskymed a uso civile e militare completamente italiano arrivato ieri in Guyana. Il satellite orbiterà intorno alla terra a 7-800 chilometri, per non essere disturbato dall'atmosfera. E dai 3 ai 5 anni della missione punterà lo spazio analizzando 700 stelle. Il progetto vede insieme 11 Paesi europei con centri operativi a Ginevra e a Torrejon, in Spagna. Per manovrare Cheops è stato necessario addestrare un team di scienziati sia con simulazioni di trasmissione dati che di manovra del satellite. La fotometria di altissima precisione, nella quale noi siamo maestri riconosciuti, rivelerà le caratteristiche necessarie per testare le teoria sulla formazione ed evoluzione del pianeta. Il telescopio sarà alimentato da pannelli solari che gli forniranno un'alimentazione di circa 60 watt.
Mauro Giacon
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