Stanze anti violenza, 26 denunce

Mercoledì 22 Novembre 2017
Stanze anti violenza, 26 denunce
TUTELA
PADOVA Uomini che puntano il coltello alla gola delle proprie donne, utensili da cucina trasformati in armi contundenti, con condimento di schiaffi, pugni, calci, sinfonia di urla. Le case si trasformano sempre più spesso in luoghi di quotidiana tortura, silente e viscida. Papà fa male alla mamma, è la voce ormai ricorrente dei bambini che raccontano alle forze dell'ordine i particolari di relazioni domestiche intossicate dalla violenza. Quaranta contatti, dei quali 26 sfociati in denunce: è il bilancio del primo anno di sperimentazione delle Stanze dell'ascolto, due camere di audizione, una per donne e una per minori, allestite all'interno della caserma dei Carabinieri di via Rismondo, per iniziativa del Soroptimist Club di Padova. Luoghi accoglienti, dove sentirsi ascoltati, sostenuti, protetti. E capiti grazie all'intermediazione di donne maresciallo.
FEMMINICIDIO
Un modo concreto per intervenire prima che sia troppo tardi, perchè la parola femminicidio rimanga estranea, lontana dall'uscio della vita di ogni giorno. Se è ne parlato ieri al Bo al convegno La violenza sulle donne: dall'accoglienza alle strategie di prevenzione, promosso dallo stesso Soroptimist presieduto dalla ginecologa Antonella Agnello insieme con l'Università di Padova, con il patrocinio di ministero della Difesa, Provincia e Comune di Padova, Arma dei Carabinieri, Ordine dei Medici di Padova. «Chi si rivolge a noi sa di trovare chi lo ascolta», ha ricordato Oreste Liporace, comandante provinciale dei Carabinieri di Padova. Prova ne sono queste stanze, via di mezzo tra uffici di polizia e ambulatori sanitari dove si sono rivolte donne sia italiane sia straniere, spesso madri di bambini e ragazzini spettatori inermi di violenze perpetrate per anni e anni. Fino a quando mamma non ha detto basta. La molla, un'excalation di aggressività diventata insopportabile. E la sera, di preferenza il sabato, i carabinieri di Padova le coppie che si tirano dietro i peggiori improperi (una media di cinque, sei alla volta) se le trovano proprio nel parcheggio davanti alla caserma: lei che vuole salire e denunciare, lui che tenta di bloccarla in tutti i modi.
MOLESTIE
Il disagio serpeggia ovunque, in modo trasversale, pure in Ateneo dove non mancano denunce di studentesse (oltre la metà dei 63mila iscritti è di sesso femminile) che subiscono molestie fisiche e morali, vittime di sbilanciamento di poteri, per così dire. «La violenza sulle donne è inaccettabile - ha sottolineato il magnifico rettore Rosario Rizzuto -, faccio perfino fatica a parlarne tanto sono convinto che le donne siano il motore del mondo. I dati in nostro possesso non sono da Paese civile: il 34% delle donne che accedono ai poli di Pronto soccorso ha subito violenza e l'81% dei tentativi suicidio è successivo a un abuso. Cose che non si accettano, quindi si preferisce rimuovere. Tutto questo ci porta a dire che dell'argomento dobbiamo parlarne, e tanto, perchè il problema è di tutti noi». Lo stesso ministro della salute Beatrice Lorenzin ha invitato, all'indirizzo del meeting, il suo sostegno: «Secondo l'Oms la violenza sulle donne è un problema di proporzioni globali enormi, una triste realtà dalla quale il nostro Paese non sfugge anche se il clima sociale è di sempre maggiore condanna». Vero è, come ha ricordato la sociologa Franca Bimbi, che l'Italia è una tra le nazioni meno violente, di gran lunga superata da Finlandia, Danimarca e Svezia. A incidere sul dilagare di atti di prepotenza sono scarsa istruzione della donna e bassa età al matrimonio.
Federica Cappellato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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