Sinigaglia, sempre dalla parte degli ultimi

Sabato 17 Ottobre 2020
L'ULTIMO SALUTO
PADOVA Per tutta la vita ha seguito la sua vocazione. Rispondendo a una chiamata che fin da ragazzo gli aveva fatto sentire l'esigenza di occuparsi degli ultimi e di migliorare il suo quartiere, la sua città e la sua Regione, seguendo un impegno che traeva spunto da una Fede profondissima, che lo ha portato a tradurre in pratica, nella vita e in politica, il concetto di carità cristiana. Con garbo, gentilezza, ma con fermezza. E a Claudio Sinigaglia, nel giorno dell'addio, tutto questo è stato riconosciuto all'unanimità, dalle tantissime persone commosse che hanno voluto dirgli addio prima a Palazzo Moroni, la sua seconda casa per anni, sia dopo, a Chiesanuova durante le esequie. E a sintetizzarne l'eredità morale è stato Edoardo, il primogenito, nel cortile del Comune. «Papà era attento. E anche se impegnato, c'era sempre. Ci ha raccomandato sino alla fine di continuare a impegnarci per costruirci come persone, senza mai lasciare spazio all'improvvisazione».
PALAZZO MORONI
Il feretro dell'ex vice sindaco, e consigliere regionale, ha varcato il cancello del Municipio alle 9 e il cortile era già gremito di persone, tra cui gli assessori attuali, parte della giunta-Zanonato, i consiglieri regionali Marcato, Venturini e Camani e quelli comunali di maggioranza e opposizione, l'onorevole Zan e alcuni primi cittadini, che si sono strette alla moglie Roberta, ai figli Edoardo, Gregorio e Virginia, e ai fratelli don Ezio e Carlo. L'incipit è stato del vice sindaco Andrea Micalizzi. «Dobbiamo esprimere gratitudine a Claudio - ha detto - che qui ha lasciato un segno importante, lavorando nel sociale, sempre dalla parte dei più deboli, sostenendo lo sport di base e disegnando la mappa dei quartieri. Era un maestro del consenso popolare per la grande stima che riscuoteva in virtù di ciò che faceva». «Era un cattolico democratico impegnato in politica che è riuscito a essere uomo delle istituzioni, ma vicino agli ultimi - ha aggiunto Roberto Ciambetti, presidente dell'assemblea veneta -. Da consigliere regionale si è battuto su vari fronti, tra cui la tutela del volontariato e dell'associazionismo, sociale e sanità, e per la definizione del Veneto terra di pace. Commovente negli ultimi mesi è stata la sua volontà nel partecipare ai lavori, nonostante la malattia». «Era gentile, disponibile, mite e con una grande carica di umanità - ha aggiunto Flavio Zanonato -. Un uomo del fare, che poteva dare ancora molto». «È stato un grande maestro - ha ricordato Gianni Berno - e dove ha operato ha impresso una traccia positiva. Mancheranno umanità, ironia, competenza e preparazione che lo caratterizzavano».
CHIESANUOVA
La salma è arrivata poi a Chiesanuova, dove all'esterno di Santa Maria Assunta erano state portate decine di sedie perché la chiesa era già piena. Sull'altare i sacerdoti, tra cui don Ezio che ha evidenziato le preziosità del congiunto, don Cagol, don Bizzotto e il parroco don Peron, i quali hanno concelebrato le esequie. «Sapeva parlare a tutti, ricchi e poveri, grandi e piccini - ha ricordato quest'ultimo - . È stato un lievito buono, che entra, fa crescere e scompare in silenzio. Instillava un'idea, fungeva da stimolo e poi ti lasciava maturare. Ha ispirato tante sensibilità, era un maestro di anti-retorica. Lo piangiamo con nostalgia, ma senza paura, con la speranza, che nulla va perduto». Don Cagol ha letto un messaggio del vescovo Cipolla: «La Chiesa lo ringrazia e in questa gratitudine c'è anche quella degli ultimi che lui ha voluto mettere al centro della sua azione amministrativa, immaginando strade e soluzioni per i loro bisogni primari. E questo è il miglior lasciapassare per il Regno di Dio». Struggenti le ultime parole, ancora di Edoardo, prima dell'uscita della bara: «Papà, stai tranquillo. Qui è tutto sotto controllo. O quasi».
Nicoletta Cozza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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