Si rompe l'anca e contrae il virus in ospedale: così è morta Liliana

Giovedì 9 Aprile 2020
Si rompe l'anca e contrae il virus in ospedale: così è morta Liliana
LA TRAGEDIA
LOZZO ATESTINO Tra le ultime vittime del Covid hospital di Schiavonia c'è anche Liliana Badan, 77 anni, di Padova. L'anziana è mancata ieri ed era una degli ospiti della casa di riposo di Lozzo Atestino, dove però al momento non si registrano casi di contagio.
Tutti e 74 i dipendenti della Residenza Le Rose sono risultati negativi al tampone fatto lo scorso fine settimana. Nessun contagiato neppure tra i 102 ospiti. Per dieci di loro il test sierologico aveva rilevato un'infezione in corso ma il successivo tampone di cui è arrivato l'esito ieri pomeriggio ha assicurato che non si tratta di Coronavirus.
LA MALATTIA
Per Liliana, che soffriva di Alzheimer, il contagio non sarebbe avvenuto quindi nella casa di riposo ma nell'ospedale a Camposampiero, dove era stata trasportata il 27 marzo. Il secondo ricovero in poco più di un mese. Nelle ultime settimane, infatti l'anziana è entrata e uscita dagli ospedali: operata per una frattura al femore a Schiavonia prima che diventasse Covid hospital, era poi rientrata nella casa di riposo. Ma la dislocazione di un'anca l'aveva costretta a tornare in reparto, stavolta a Camposampiero. Ed è proprio nel nosocomio dell'Alta padovana che potrebbe aver contratto il virus. All'ingresso il tampone della 77enne aveva dato esito negativo, poi però era stato ripetuto alla luce di alcuni contagi avvenuti nella struttura, ed era risultato positivo. Così sabato scorso l'anziana è stata trasferita a Schiavonia. Qui le sue condizioni si sono aggravate nel giro di pochissimo, fino al triste epilogo di ieri.
L'ADDIO
«L'ultima volta l'ho vista il 28 marzo, poi speravo di tornare a trovarla ma purtroppo è mancata» racconta il figlio Luca Grasso, 46enne di Teolo. Prima di entrare in casa di riposo, nel dicembre del 2018, Liliana, divorziata e madre di due figli, abitava a Padova. Da giovane aveva lavorato come segretaria in uno studio legale per poi dedicarsi ai due figli, Luca e Isotta. «Amava andare al cinema e a teatro insieme alle sue amiche, fino a quando la malattia glielo ha permesso» racconta il figlio, a cui non piace che questi anziani vengano ricordati soltanto come numeri nelle statistiche dei decessi per Covid.
IL PENSIONATO
Nella casa di riposo di Lozzo, al momento non c'è nessun allarme. «Abbiamo fatto i tamponi ai dipendenti e sono risultati tutti negativi spiega il direttore Stefano Roncato . Lo stesso vale per i tamponi fatti ai dieci ospiti su cui il test sierologico, in gergo saponetta, aveva rilevato infezioni». La casa di riposo di Lozzo è stata una delle prime della provincia a utilizzare, su disposizione dell'Ulss 6, i kit rapidi che si servono di una goccia di sangue e danno l'esito nel giro di mezzora senza bisogno di rivolgersi ad un laboratorio. L'esame rapido riconosce gli anticorpi e parla di un contatto con il virus. Il tampone ne legge invece l'eventuale presenza. Anche se i tamponi sono tutti negativi, la casa di riposo comunque si è già preparata a trattare eventuali contagiati, suddividendo gli ambienti. L'area rossa, quella destinata agli ospiti con tampone positivo e con i sintomi, è ancora vuota. E il direttore spera che lo rimanga ancora a lungo. «La guardia va tenuta sempre alta e la paura c'è, viste le realtà vicine confessa il direttore pensando a Merlara, Monselice e Galzignano . Ringrazio i miei collaboratori, gli infermieri, gli operatori, gli addetti alle pulizie per il lavoro che stanno facendo. Ringrazio anche i familiari perché si sono attenuti alle restrizioni in atto già da inizio marzo, quando abbiamo interrotto le visite. Abbiamo adottato tutte le procedure e i protocolli indicati dalle autorità sanitarie. In questo modo siamo riusciti a limitare o perlomeno a contenere il contagio. È presto per cantare vittoria perché questo è un male invisibile che potrebbe entrare da qualsiasi parte ma al momento la situazione è sotto controllo».
Maria Elena Pattaro
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