Si rimette in moto l'ambulanza-Covid della Croce rossa

Sabato 31 Ottobre 2020
Si rimette in moto l'ambulanza-Covid della Croce rossa
I MEZZI
PADOVA Valentina e Marino, bardati di tutto punto, partono a sirene spiegate. Sono le 7.01 di mercoledì e l'ambulanza ultraccessoriata Covid-19 della Croce Rossa di Padova, dopo mesi di onorato riposo, riprende per la prima volta a suonare, e a macinare chilometri. Tredici ore di servizio giornaliero, a sera saranno una decina i pazienti con Coronavirus trasportati. E da lunedì l'attività si estenderà alle 24h.
«Per dare una risposta all'emergenza, siamo tornati a giare con l'ambulanza specializzata, a bordo personale qualificato: questo mezzo - illustra Giampietro Rupolo, presidente della Cri di Padova - si sposta su indicazione della centrale operativa, raccoglie le persone sospette o affette da Covid-19 e le porta all'ospedale di riferimento».
Nei periodi di maggior traffico il modernissimo mezzo di soccorso è riuscito a far fronte a una ventina di chiamate giornaliere. Ma in via Croce Rossa quell'ambulanza non è l'unico segnale di pandemia in impennata. Anche gli ambulatori si sono dovuti ricalibrare, ricevendo solo su appuntamento (al numero 335.5856291), ma non lasciando indietro nessuno.
«Dalla fine del lockdown le richieste di salute avanzate da persone italiane sono aumentate del 40 per cento - confida Lucia Mussolin Merigliano, viceispettrice nazionale del Corpo delle infermiere volontarie, Cavaliere al Merito della Repubblica italiana -; noi continuiamo a lavorare nei nostri ambulatori di odontoiatria, dermatologia, ginecologia».
Ne è passato del tempo da quando, era il 2004, questo democraticissimo punto di riferimento di salute per tutti aprì i battenti: l'utenza era prevalentemente quella che gravitava su via Anelli. Nel passato prossimo, il Coronavirus ha contribuito a creare nuove povertà. Nel 2019 gli otto volontari tra medici e operatori sanitari hanno erogato 2758 prestazioni. Quest'anno il Covid ha rallentato l'attività.
«Forniamo - rileva Rupolo - assistenza socio-sanitaria a 360 gradi, in una logica di integrazione con le altre realtà della città. Adesso, che siamo in procinto di entrare nalla fase 4, la Cri di Padova dispiegherà nuovamente le tende. Un lavoro senza tema, e senza sosta. Col pensiero rivolto al giovane italiano che l'altra notte ha dormito su una panchina, con la guancia appoggiata sul ferro per alleviare il mal di denti. O a quella trentasettenne cinese, malata terminale di cancro, che qui trovò per un anno medicazioni, medicinali e volti amici. Da noi sono bene accetti tutti - sorride con dolcezza sorella Lucia -, anche gli ultimi della terra».
Federica Cappellato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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