Schede ospedaliere, cambia solo la forma: S.Antonio sotto l'Azienda

Mercoledì 24 Aprile 2019
SANITÀ
PADOVA La V Commissione Regionale Sanità affronterà il 30 aprile prossimo il voto finale sulle schede ospedaliere, un tema che continua a suscitare polemiche tra sostenitori e detrattori della riforma. «Sostanzialmente, per quanto riguarda Padova, nulla cambia rispetto a quanto già annunciato, per la città abbiamo due schede ossia il Polo Padova Est, ovvero il futuro ospedale, e il Polo Giustinianeo-Sant'Antonio - annuncia il presidente della V commissione Fabrizio Boron - l'unica differenza è che la scheda, pur rimanendo unica, riporterà la fotografia dello stato di fatto dell'ospedale Giustinianeo e del Sant'Antonio in maniera suddivisa invece che complessiva ma la sostanza resta: il Sant'Antonio passerà dall'Ulss all'Azienda Ospedaliera».
I DETTAGLI
In pratica la scheda è stata spacchettata riportando separatemene le caratteristiche di ognuno, ad esempio, il numero di posti letto del Giustinianeo e quelli del Sant'Antonio in riferimento e non il numero globale presente nei due nosocomi. «Nelle schede è anche già definito quali saranno i reparti che verranno trasferiti nel futuro polo che sorgerà a Padova Est - chiude Boron - in quel momento il Giustianeo diventerà l'ospedale dei padovani».
LA POLEMICA
Una decisione quella di trasferire dall'Ulss all'Azienda Ospedaliera l'ospedale di via Facciolati ampiamente contestata dai consiglieri regionali di opposizione che, in città, ha dato vita a sit-in e manifestazioni da parte di sindacati, associazione dei medici e ha provocato la nascita del Comitato Sos Sant'Antonio che vede al suo interno consiglieri comunali di maggioranza e aderenti a Coalizione Civica. «Se la scheda rimane unica non cambia assolutamente nulla è rimangono i gravi problemi che abbiamo più volte denunciato - esordisce Patrizia Longo Comitato Sos Sant'Antonio - nessuno contesta la professionalità dell'azienda ospedaliera ma passando il Sant'Antonio dall'Ulss all'Azienda cambia tutta l'organizzazione dell'ospedale. Azienda comeobiettivo ha quella di garantire l'alta complessità quindi interventi complessi e ad alta tecnologia come lo sono ad esempio i trapianti anche se concorre agli interventi più correnti come può essere un'appendicite o cure diverse. L'Ulss invece come scopo ha la cura della popolazione tenendo conto dell'età dei cittadini e della cronicità a differenza dell'Azienda che non ha questa responsabilità. Su questo si innesta anche il discorso economico. L'Ulss nel suo bilancio oltre all'ospedale ha le cure del territorio, trasferendo il Sant'Antonio all'Azienda l'Ulss dovrà sborsare una somma maggiore per prestazione sottraendo quindi risorse all'assistenza sul territorio».
NIENTE COMPROMESSI
Da sottolineare inoltre come attualmente la Conferenza dei Sindaci possa interloquire con L'Ulss cosa preclusa con l'Azienda, come spiega Longo, attualmente il Sant'Antonio è l'unico ospedale Ulss di Padova e gestisce, ad esempio, lo screening assicurando poi ai pazienti il percorso di cura. «Il Sant'Antonio è l'ospedale del territorio in una città che, come accade ormai in tutte le città, l'età dei cittadini è sempre più elevata e segue quindi anche la cronicità - afferma Longo - si tratta di un nodo dell'Ulss che opera anche nella prevenzione e nel mantenimento della salute ossia di quel socio-sanitario orgoglio della Sanità veneta ed unico sistema in Italia . E' imperdonabile togliere questo nodo indispensabile per il territorio». L'Azienda Ospedaliera è organizzata per fare altro, come rileva Longo, far restare il polo integrato Azienda-Ulss era la soluzione adeguata se si pensa anche che quando sarà pronto Padova Est il Giustinianeo dovrebbe diventare l'ospedale dei padovani. «Infine ci si deve chiedere se l'Azienda che deve garantire anche il funzionamento del Sant'Antonio sarà in grado di assicurare l'assistenza a bassa complessità ed i padovani potrebbero trovarsi a dover usufruire di altri ospedali della provincia per alcune prestazioni - chiude Longo - ricordiamo che circa metà dei pazienti dell'Azienda arriva da fuori provincia o regione, l'Azienda è un hub nazionale e di questo tipo di struttura ha tutte le caratteristiche».
Luisa Morbiato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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