SANT'URBANO
Sono 1.132 le firme raccolte contro l'ampliamento della discarica

Giovedì 23 Maggio 2019
SANT'URBANO
Sono 1.132 le firme raccolte contro l'ampliamento della discarica di Sant'Urbano. A tirare le somme della petizione durata un paio di settimane è Andrea Vanni, sindaco di Vighizzolo d'Este, uno dei 12 Comuni della Bassa padovana e del Polesine che hanno aderito al fronte del no insieme ai comitati ambientalisti. L'obiettivo? Impedire a Gea srl, il gestore della discarica tattica regionale, di attuare il progetto di valorizzazione che consiste in un aumento volumetrico dei rifiuti trattati: 995mila tonnellate in più, modificando le pendenze della discarica in modo tale da non consumare ulteriore suolo. Questo significherebbe posticipare di 7 anni la chiusura del sito: dal 2022 al 2029. L'ampliamento è giustificato come misura per far fronte all'aumento dei costi di gestione dovuti all'impianto di trattamento dei Pfas presenti nel percolato. Tale impianto, già autorizzato dalla Regione, dovrebbe diventare operativo entro fine anno. «Le firme raccolte dimostrano quanto i cittadini siano sensibili al tema afferma Vanni ora le depositeremo in Regione, con l'auspicio che le istituzioni ascoltino il territorio. Finora, nonostante le numerose richieste di incontro e di audizione non abbiamo ricevuto risposta». Dopo la richiesta di autorizzazione presentata da Gea alla regione, il fronte del no aveva depositato le osservazioni elaborate dal professor Gianni Tamino da cui emergeva «l'impatto chiaramente negativo» del progetto sul territorio. Osservazioni a cui il gestore deve rispondere entro venerdì, mentre il Comune di Sant'Urbano, che ha parere vincolante sull'attuazione del progetto, sta raccogliendo dati tecnico-scientifici per poi esprimere una valutazione obiettiva. Gea dal canto suo rassicura, smontando una per una le obiezioni sollevate da sindaci e ambientalisti. «L'aumento di volume dei rifiuti trattati non creerà problemi di tenuta del fondo della discarica» afferma il presidente di Gea Antonio Romei. «I due stadi di tenuta idraulica, realizzati con un diaframma bentonitico e con uno strato di argilla (circa 3 metri) spiega infatti Gianluca Brevigliero, direttore tecnico dell'impianto assicurano l'impermeabilizzazione per più di mille anni».
I PFAS
Quanto ai Pfas, è la Regione stessa a prevedere che vengano trattati in loco. Per questo il gestore ha progettato un impianto di trattamento a osmosi inversa che filtra il percolato separandone la componente d'acqua dal concentrato contenente Pfas, da indirizzare poi a inceneritori esteri. «È una tecnologia all'avanguardia ma già ampiamente rodata, afferma Vincenzo Cimini, direttore generale di Green Holding, il gruppo di cui fa parte Gea I Pfas sono presenti in buona parte dei rifiuti solidi urbani e l'impianto è a servizio soltanto di questa discarica, che non ha nessuno scarico diretto o indiretto sul fiume Adige». Le rassicurazioni del gestore toccano anche la gestione post mortem del sito, di cui Gea dovrà farsi carico per 30 anni: «La garanzia economica è data dalla solidità del gruppo Green Holding conclude Cimini dall'accantonamento di bilancio di 27 milioni di euro e dalle fideiussioni di circa 17 milioni di euro da parte di importanti compagnie assicurative».
Maria Elena Pattaro
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