Risse e degrado «Ghetto per noi ormai invivibile»

Domenica 20 Settembre 2020
VIOLENZA
PADOVA Si moltiplicano le aggressioni in centro storico. Davanti al Pedrocchi l'altra notte c'è stato pestaggio a sfondo omofobo che ha visto protagonisti Mattias Zouta pizzaiolo 26enne disoccupato e il suo compagno Marlon Landolfo studente universitario di 21 anni. Non è stato l'unico caso di violenza in centro. A denunciare la situazione è, per esempio, il noto skipper padovano Alfredo Giacon che, quando non è in giro per il mondo con la sua barca a vela, abita in Ghetto. «Dopo mesi di assenza sono tornato a casa» racconta Giacon da poco rientrato dagli Usa. «Quando si è abituati a vivere in una città ordinata e ben amministrata è subito evidente se qualcosa non va, e qui in centro l'abbandono è palese» aggiunge anche a nome dei residenti esasperati da una situazione di pericolo e degrado che sembra non trovare risposte efficaci.
«Quando sono partito lo scorso febbraio c'erano gli operai che sistemavano il pavé, installavano nuovi paletti per evitare il parcheggio selvaggio, c'erano stati giusti provvedimenti contro il bar Pani dove si trovavano spacciatori e balordi continua - Sono passati pochi mesi e mi ritrovo a dover schivare chiazze di vomito, a trattenere il respiro a causa dell'acre odore di urina che non risparmia le vetrine dell'aula studio dell'Università e i portoni d'ingresso delle abitazioni private. I muri sono nuovamente imbrattati di scritte e alcuni paletti sono stati divelti. Il bar Pani è riaperto e le risse tra malviventi sono tornate».
«Sembra una testimonianza di una città raccontata in un film horror, Invece è la realtà del centro - insiste Giacon - I residenti sono esasperati ed io sono scandalizzato perché non si può tollerare questo lassismo. Mercoledì sera ho telefonato al 113, erano le undici di sera e al quarto piano non si riusciva a sentire la televisione tanto erano forti le urla di alcuni giovani che si menavano in strada».
«Qui la situazione è gravissima e se va avanti così ci scappa il morto».
Alberto Rodighiero
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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