Riciclaggio, davanti al Gip Mingardo non ha parlato

Sabato 18 Maggio 2019
L'INCHIESTA
PADOVA Si è avvalso della facoltà di non rispondere, ieri mattina davanti al Gip Claudio Marassi per l'interrogatorio di garanzia, Gianni Mingardo, il 59enne faccendiere di Abano, finito al Due Palazzi con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata all'evasione fiscale, al riciclaggio e all'auto-riciclaggio. Tutto nell'ambito dell'inchiesta che ha portato la Guardia di finanza ad indagare 45 persone. Di queste dodici sono sottoposte a misura cautelare (per altre tre non è stato adottato alcun provvedimento in quanto abitualmente residenti all'estero). Il gip ha comunque accolto solo parzialmente le richieste della Procura. Erano sette gli indagati per i quali si chiedeva il carcere: oltre ai quattro raggiunti dalle misure più gravi hanno rischiato di finire dietro le sbarre Monica Bison, 51 anni, di Campodarsego, dipendente di Mg Group Srl, l'imprenditore Ra Sfriso, 40 anni, di Marcon, e l'esperto commercialista Dario Dozzi, 46enne, di Portogruaro. Avevano tutti un preciso ruolo all'interno dell'organizzazione, dedita all'emissione di fatture per operazioni inesistenti finalizzate a ripulire milioni di euro di denaro sporco attraverso società di comodo e conti correnti in banche di Croazia, Slovenia e Slovacchia. La lunga indagine condotta dai baschi verdi del tenente colonnello Luca Lettere ha consentito di accertare la serialità delle condotte degli indagati, in un arco temporale che risale addirittura al 2012.
M.A.
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