Residenti 007 e Arma caccia agli spacciatori

Giovedì 25 Aprile 2019
LE TESTIMONIANZE
PADOVA Per combattere spaccio e crimine nelle zone più difficili di Padova, i carabinieri possono contare su mille occhi. Sono quelli dei residenti dei rioni dei quartieri periferici della città. In particolare quelli dove ormai è facile trovarsi sotto casa la banda di pusher che smercia la droga: uno in bici che aggancia il cliente, il secondo, che passa il grammo di fumo o erba, e poi quello che riscuote l'obolo per quella quotidiana dose di sballo. Non sono ronde o controlli di vicinato. Sono semplici cittadini che osservano quel che succede intorno alla loro abitazione, mentre tornano a casa dopo aver parcheggiato, o semplicemente sbirciando fuori dalla finestra. Raccolgono informazioni e le mandano al referente del comitato di quartiere che poi, a sua volta, le inoltra per Whatsapp al comandante di compagnia Antonello Sini. Il telefono del tenente colonnello suona giorno e notte: un filo diretto tra i cittadini e le pattuglie che provvedono a controllare quel che succede. I carabinieri individuano i malviventi, procedono con arresti e denunce. E i residenti vivono più sereni. Succede al Borgomagno, in via Bernina, a San Carlo, insomma, un po' in tutta l'Arcella. Ma anche alla Stanga, al Pescarotto o più verso la stazione. E pure i presidi delle scuole padovane sono in contatto con l'Arma, che negli ultimi giorni ha fatto quattro blitz in altrettanti istituti superiori per combattere lo spaccio all'interno delle scuole: un denunciato e nove segnalati alla prefettura quali assuntori.
LA MAPPA DELLO SPACCIO
In città c'è così tanta richiesta di droga, che le bande di spacciatori non si scontrano nemmeno più: di clienti ce ne sono per tutti e in abbondanza. Così se è vero che i pusher tunisini la fanno da padrone nella zona delle piazze e i nigeriani in quella di via Maroncelli-Grassi-Masini, all'Arcella o in stazione riescono a convivere spaccini di varie nazionalità. E se magrebini e nigeriani lavorano come cavalli della droga, ovvero pusher al dettaglio, sono i malviventi albanesi quelli che gestiscono il mercato all'ingrosso degli stupefacenti. Posizione più defilata quella degli asiatici, cinesi e filippini in particolare, che vendono e usano uno stupefacente che va di moda quasi esclusivamente tra i tossicodipendenti dagli occhi a mandorla: lo shaboo. I carabinieri della Compagnia di Padova hanno redatto una mappa della città che individua le aree più sensibili: 11 in tutto.
I DATI
Da inizio anno l'Arma ha sequestrato agli spaccini di strada circa 3 etti di marijuana, altrettanti di hashish, e una quarantina di grammi di cocaina ed eroina. I carabinieri hanno eseguito da gennaio 40 arresti e una trentina di denunce per spaccio. Un quarto del totale solo all'Arcella. «Si tratta - ha spiegato il comandante Sini - principalmente di stranieri, mentre i loro clienti sono quasi totalmente italiani e giovani. Oltre ad arresti e denunce, abbiamo provveduto anche a segnalare alla Prefettura un centinaio di persone. È anche questo un modo di far prevenzione. Tanto che siamo spesso impegnati nelle scuole. Ci chiamano i presidi per dei controlli a sorpresa ed effettivamente un po' di droga tra i banchi l'abbiamo trovata. È importante che i ragazzi sappiano non solo che effetti hanno queste sostanze, ma anche a quali rischi vanno incontro pure la punto di vista penale».
FILO DIRETTO
«Le nostre pattuglie presidiano sempre le zone critiche, ma per noi è fondamentale il rapporto diretto con i cittadini. È per questo che abbiamo incontrato spesso e restiamo in contatto perenne con i comitati dei residenti. Sono loro che spesso ci segnalano i problemi. Poi noi arriviamo, spesso anche con la squadra in borghese. Ed effettuiamo gli arresti. È importante che i cittadini si sentano al sicuro. Anche se la percezione della sicurezza spesso non va di pari passo alla sicurezza reale».
I RESIDENTI
Il quartiere più critico, manco a dirlo, risulta appunto l'Arcella. D'altro canto è il più popoloso e multietnico, che si affaccia sulla zona della Stazione, base, come in tutte le città medio grandi, degli spacciatori. Eppure se si chiede a chi abita qui, come si vive nel quartiere, la risposta è pressoché unanime: bene, anche se la situazione cambia anche solo nel raggio di 50 metri. Basta guardare piazzetta Buonarroti, dove il caffè al bar costa ancora solo 90 centesimi, lo spritz 2 euro e nel fine settimana, specie quando arriva il caldo, diventa il centro della movida dell'Arcella. Qui c'è una mamma col suo bambino in bicicletta: «Da questa parte della strada non c'è alcun problema. Poi basta andare dall'altra parte della strada, di là, e dopo le 20 ti trovi gli spacciatori».
Paura? Non ne ha nemmeno un po' Daniela Mazzon, insegnante in una scuola superiore: «Mi faccio le mie camminate e arrivo anche al cavalcavia della stazione senza problemi, pure di sera. Certo è che il lavoro delle forze dell'ordine poi viene svilito dai tempi della giustizia. E questo di certo non è un bene».
Non è dello stesso avviso Nicoletta Scapin: «Abito in provincia e lavoro qui all'Arcella. Arrivo in treno, e di sera non mi sento sicura. Non corro solo per non attirare l'attenzione. Di le cose cambiano nel giro di pochi metri. C'è quel bar laggiù in fondo che ha della clientela decisamente poco raccomandabile, poi fai due passi e sei in una zona sicura. In ogni caso, io un po' di paura ne ho alla sera».
Marina Lucchin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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