Raffica di telefonate al 118: «Chiedono le ambulanze»

Sabato 24 Ottobre 2020
Raffica di telefonate al 118: «Chiedono le ambulanze»
IN PRIMA LINEA
PADOVA Dall'alba alla notte. Chiamano tutti, chiamano continuamente. Giovani coppie di genitori, quarantenni appena rientrati da una trasferta di lavoro e anziani in preda al panico. Le telefonate arrivano come una raffica, sempre di più. A rispondere, ovviamente h24, sono gli operatori del Suem 118 di Padova. La centrale operativa sta aumentando notevolmente il proprio carico di lavoro di pari passo con l'aumento dei casi di Covid. Se durante l'estate le chiamate legate all'emergenza virus si erano praticamente azzerata (a fine giugno il picco più basso) ora si stanno di nuovo impennando rapidamente. Sono ormai almeno cinquanta al giorno.
LE RICHIESTE
Ad avere il polso della situazione è Andrea Spagna, direttore del Suem 118 in prima linea fin da quando questo servizio è nato. Ne aveva già viste tante, non le aveva ancora viste tutte. «Oggi per quanto riguarda il Covid contiamo circa 50 telefonate al giorno che portano ad una trentina di interventi - spiega - Un numero sicuramente alto rispetto agli ultimi mesi ma per fortuna più basso rispetto ai giorni d'allarme a cavallo tra febbraio e marzo».
La mente torna inevitabilmente al weekend del 22 e 23 febbraio, quello immediatamente successivo alla morte del settantottenne Adriano Trevisan di Vo', prima vittima colpita da Coronavirus in Italia. «In quei giorni - ricorda Spagna - i nostri centralini erano davvero impazziti. Tenendo conto che noi globalmente gestiamo circa 500 telefonate al giorno di media, in quei primi giorni eravamo schizzati a qualcosa come 1.700 telefonate al giorno. Una situazione mai vista. Erano soprattutto persone spaventate: il virus doveva ancora iniziare a diffondersi con i numeri che avremmo visto successivamente, ma comunque tutti chiamavano per avere indicazioni o perché temevano di aver preso il Covid».
IL CONFRONTO
La squadra della centrale operativa è composta da 7 medici e 30 infermieri, sommando tutto il personale dei pronti soccorsi e delle associazioni di volontariato in tutta la provincia si arriva ad alcune centinaia di persone. A marzo e aprile il numero di chiamate complessive è sceso a circa 700 (di cui un centinaio legate al Covid) mentre giugno è stato il periodo più tranquillo: 200 chiamate, praticamente nessuna legata a questo nemico invisibile. «Nel primo periodo dell'estate ricevevamo al massimo una decina di chiamate al giorno per il Covid, la situazione è drasticamente cambiata in questo mese di ottobre - prosegue Spagna - Mentre all'inizio di marzo tutti chiamavano sopratutto per avere informazioni, ora i pazienti chiamano soprattutto perché hanno bisogno di essere trasportati in ospedale. Sono soprattutto quelli già in isolamento che sentono comparire i sintomi. Il lavoro è sicuramente più impegnativo perché a differenza di marzo e aprile - chiude il direttore del Suem - ora c'è anche l'attività ordinaria. In primavera erano tutti in lockdown, ora no».
Ora possono capitare lo schianto in auto, l'incidente sul lavoro e il caso di Covid. Contemporaneamente.
G.Pip.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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