PONTE SAN NICOLÒ
Dopo la spaccatura al tavolo delle trattative per la fusione

Lunedì 16 Ottobre 2017
PONTE SAN NICOLÒ
Dopo la spaccatura al tavolo delle trattative per la fusione tra i comuni di Ponte San Nicolò, Legnaro e Polverara, c'è chi suona le campane a festa e chi pensa ad un'occasione persa, con la speranza di un tempestivo ripensamento delle parti in causa prima che sia troppo tardi. Tra i sindaci interessati al progetto c'è grande rabbia e delusione.
Enrico Rinuncini, sindaco di Ponte San Nicolò, è convinto che ci siano ancora dei margini. «Durante le prove di matrimonio è naturale che ci siano dei dubbi e delle perplessità. Mi auguro che alla fine anche i più scettici capiscano che i vantaggi derivanti dalla fusione sarebbero enormi». Non c'è voluto molto a capire che la rottura delle trattative sia nata da lotte interne alla maggioranza di Legnaro. Con il sindaco Giovanni Bettini che, dopo aver dovuto suo malgrado ammettere le differenze di vedute all'interno della sua maggioranza, ha ribadito che fino a quando ci sarà una fiammella di speranza, lui non mollerà di un passo. Saltando il patto con Ponte San Nicolò e Polverara, la fusione ora potrebbe riguardare proprio questi due ultimi comunu. Missione impossibile, come ha spiegato il sindaco di Polverara, Alice Bulgarello. «Tra le prerogative imposte per questo genere di fusioni deve esserci la continuità di confine tra le zone interessate al progetto. Noi confiniamo con Legnaro, ma non con Ponte San Nicolò. Ecco dunque che mancando questo collante anche noi, se non ci saranno ripensamenti, saremo fuori dai giochi».
Intanto gioisce chi teme con la fusione di perdere la propria identità e di diventare un numero. Insomma, vecchi campanilismi che stanno facendo la differenza in questo difficile momento. Tra quelli che invece storcono il naso ci sono coloro che pensano alla liquidità che sarebbe entrata nelle casse dei comuni per i prossimi dieci anni, le opere pubbliche che si potrebbero fare e non solo. Orami si è alla resa dei conti, entro fine anno i tre comuni dovranno dare una risposta definitiva: vincerà la condivisione o la voglia di tutelare la propria identità al costo di perdere due milioni di euro all'anno per dieci anni?
C.Arc.

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