«Pesi e mascherine, così noi ripartiamo»

Martedì 26 Maggio 2020
LA GIORNATA
PADOVA «Questo può essere utilizzato, questo invece è fermo. Questo sì, quest'altro no». Più che un percorso atletico, sembra un percorso a ostacoli. Macchinari coperti da un nastro bianco-rosso, docce alternate e spogliatoi con gli appendini vietati. È la Fase due di molte palestre padovane, che tra tante difficoltà si sono rimesse in moto assieme ai loro tapis roulant. «Tra incassi persi e soldi spesi per rispettare le nuove norme, il Coronavirus ci è costato settantamila euro. Ma finalmente ripartiamo» sospira Patrizia Salviato, titolare della palestra Enjoy Fitness e campionessa europea di body building. Ha passato una vita sollevando pesi e allenandosi con ogni tipo di attrezzo, ma in questo giorno di riapertura tiene in mano soprattutto salviette e gel igienizzante. Diventerà una costante.
I PRIMI CLIENTI
Lunedì mattina, galleria Scrovegni. Qui, incastonata tra banche, studi medici e uffici legali, ha sede l'attività che la campionessa gestisce da 13 anni. Anticipando il governo, la Regione aveva dato l'opportunità di riaprire piscine e palestre già sette giorni fa. Mettersi in regola con le mille prescrizioni previste da ordinanze e decreti però non è assolutamente facile e allora eccoci qui una settimana dopo, davanti ad un preparatore atletico che risponde continuamente al telefono. «Sì, abbiamo riaperto oggi. Venite pure ma dovete prenotare».
Tuta indosso, cronometro in mano e occhi ancora addormentati, alle 7.30 sono quattro ragazzi i primi clienti dopo quasi tre mesi. Le casse tornano a sparare musica commerciale e l'istruttore è già impegnato a disinfettare i macchinari. Alle otto e mezza, ecco la quinta cliente: è una ragazza bionda, scarpe fucsia e guanti in tinta, mascherina abbassata solo per bere un goccio d'acqua. Nella stessa sala una donna di cinquant'anni comincia lentamente i suoi esercizi di stretching. Deve ritrovare confidenza con ciò che a marzo era la normalità e oggi invece è una bella novità.
I NUMERI
Padova conta oltre 50 palestre, di cui poco più di 20 private e il resto pubbliche. Negli ultimi dieci anni la crescita delle iscrizioni è stata costante, ma da lunedì 9 marzo è cambiato tutto. «Abbiamo dovuto chiudere - ricorda Patrizia - e una cosa posso dirla con certezza: se dovesse esserci un altro lockdown molte delle nostre attività sparirebbero. Da imprenditrice io vado avanti il più possibile, ma così si può reggere una volta. Non due».
Patrizia prende in mano il business plan del 2020 e scuote la testa: «La media di introiti previsti era di 16 mila euro al mese, significa che abbiamo perso 45 mila euro. A questi ne vanno sommati 24 mila di finanziamento che ho chiesto per riuscire a riaprire e che dovremo restituire in cinque anni. Senza quel prestito avrei dovuto dichiarare il fallimento. E avevamo appena acquistato macchine cardio e pesi per 20 mila euro».
I CAMBIAMENTI
La palestra è la stessa, ma con tante novità. Nove macchinari su trenta sono inutilizzabili per consentire i due metri di distanziamento, gli spogliatoi vengono usati per cambiarsi ma senza possibilità di appendere alcun tipo di abito. Tante piccole impronte adesive di colore rosso sono state appiccicate nella sala-corsi per indicare alle ragazze il punto esatto in cui mettersi. All'entrata e in diversi angoli delle sale, salviette e gel. «Abbiamo fatto un ordine da 900 euro in farmacia per mascherine e prodotti disinfettanti - racconta Patrizia - e abbiamo ordinato un sanificatore d'aria all'ozono che abbatte la carica batterica».
La palestra oggi ospita 30 persone al massimo, contro le 60 dell'epoca pre-Covid. «I clienti possono utilizzare una app per prenotarsi in base ai posti liberi che trovano, come se fossimo un albergo. Non cambierà molto, semplicemente avremo tanti clienti ad orari diversi e non più i due picchi in pausa pranzo e prima di cena» sorride la campionessa prima di rivolgersi ad un ragazzo: «Mi raccomando, la mascherina anche sopra il naso». Era abituata a dare consigli sugli allenamenti, ora c'è anche un aspetto in più. Prioritario.
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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