«Perchè il tutore non ha colpe e i genitori sì?»

Venerdì 13 Novembre 2020
«Perchè il tutore non ha colpe e i genitori sì?»
CORTE D'APPELLO
VENEZIA È in punta di diritto che si gioca il processo di secondo grado legato a uno dei casi che han suscitato più clamore negli ultimi anni. Per l'argomento e per la giovane età della vittima sono stati versati fiumi d'inchiostro anche al di là dei confini nazionali: Lino Bottaro e la moglie Rita Benini (ieri presente in aula), di Bagnoli di Sopra, hanno impugnato la sentenza che li condannava a due anni per omicidio colposo. Il giudice Marina Ventura aveva infatti ritenuto i coniugi responsabili della morte della figlia diciassettenne Eleonora per aver rifiutato di sottoporla a chemioterapia, all'epoca malata di leucemia linfoblastica acuta. La sentenza era stata letta il 20 giugno 2019. I genitori erano seguaci del metodo Hamer, il dottore tedesco fautore della teoria che i tumori non si curano con la chemioterapia. Una teoria che - va detto - non trova conforto nella letteratura scientifica e nella sperimentazione terapeutica. Tuttavia, la ragazza che era stata ricoverata nel reparto di Oncoematologia pediatrica, il 26 febbraio del 2016 aveva ottenuto le dimissioni. Trasferita all'ospedale di Bellinzona in Svizzera, anche qui aveva rifiutato le cure tradizionali, cioè la chemio, che secondo i medici curanti le avrebbe dato grandi possibilità di sopravvivenza. Il 29 agosto morì in casa senza terapia del dolore. Chiunque abbia letto la sentenza può esprimere il giudizio morale che ritiene nei confronti dell'atteggiamento della famiglia. Tuttavia, se si parla di diritto, l'avvocato Raffaella Giacomin ritiene che l'aspetto etico-morale non debba entrare nelle decisioni dei giudici. Ieri, in Corte d'Appello a Venezia, dopo aver ascoltato la richiesta di conferma della sentenza ad opera della Procura generale, l'avvocato ha presentato le sue argomentazioni, che si basano prima di tutto sulla Costituzione, che dice nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. «Nel nostro caso - commenta l'avvocato Giacomin - esiste una legge, quella sul consenso informato, che non è stata minimamente toccata dalla sentenza. Eppure essa afferma chiaramente che una persona non può essere obbligata a subire un determinato trattamento, se non lo vuole. E, addirittura, consente di rifiutare anche di ricevere informazioni sul trattamento proposto. Al momento in Italia le cose vanno così. Se si vuole fare come negli Stati Uniti dove il giudice può ordinare il trattamento obbligatorio, occorre cambiare la normativa». Il legale ha poi tirato in ballo un'altra questione, quella della capacità di intendere e di volere della ragazza e della patria potestà. «Esiste una sentenza del Tribunale dei minori di Venezia - continua - del 26 marzo 2016 che sospese la potestà genitoriale dei coniugi e nominò tutore il professor Paolo Benciolini. Ebbene, a quel punto il tutore avrebbe potuto decidere di firmare il protocollo di cura, ma non lo ha mai fatto. E perché allora i genitori sono ritenuti responsabili? Quella ragazza non è stata legata ad un letto, non è stata maltrattata, aveva 17 anni e una sua volontà. È stata ricoverata più volte in ospedale, non è stata tenuta a forza in casa. E non viveva sulla Luna, aveva il suo tablet anche in ospedale, usciva col suo ragazzo e con gli amici. Quando fu portata in Svizzera e per lei decideva il tutore - conclude l'avvocato - questi non firmò per la chemioterapia e incolpare i genitori è assurdo». L'udienza è stata aggiornata al 18 febbraio.
Michele Fullin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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