«Per colpa di quei banditi sono ricaduto nel tunnel»

Domenica 18 Marzo 2018
LE TESTIMONIANZE
PADOVA «Non ce la faccio più. Voglio smettere, ma loro non mi danno tregua. Mi chiamano in continuazione. E io cedo. È più forte di me». È quanto ha dichiarato disperato uno dei clienti del trio di pusher della Famiglia Corolla che puntavano il loro marketing stile supermercato, con offerte speciali e sconti, sui tossicodipendenti in cura al Sert, prede facili perchè ancora schiavi delle sostanze stupefacenti.
I CLIENTI
Sono una trentina i clienti della banda di spacciatori identificata e interrogata dai carabinieri. Ma secondo i militari potrebbero essere più di un centinaio le persone nella rete dei fratelli En Naji e della moglie di uno, Sofia Taouil. C'è chi ha assicurato ai militari di essere disperato. Come ha spiegato il comandante provinciale dell'Arma, Oreste Liporace: «Questi puntavano proprio agli utenti del Sert ancora in preda alla dipendenza. Hanno rovinato centinaia di persone. Li chiamavano decine di volte al giorno. Squilli, messaggini, in cui promuovevano le loro offerte speciali. Gliele mostravano dal finestrino dell'auto attraverso il volantino. Altri, invece venivano minacciati se, una volta entrati nel giro, si rifiutavano di spacciare cocaina e hashish per loro. Un modo per ottenere le loro dosi gratis. Sei irregolare, ti denunciamo alla polizia se non lo fai».
VENDITORI SPREGIUDICATI
A dimostrazione della spregiudicatezza e della determinazione del trittico, infatti, evidenzia Liporace, i carabinieri che hanno eseguito le indagini, hanno riscontrato che gli indagati si facevano parte attiva nel proporre l'acquisto della droga ai loro clienti. E' accaduto che diversi giovani che tentavano strenuamente di uscire dal tunnel della tossicodipendenza, venissero contattati direttamente dai tre pusher e ricevessero apertamente l'invito a comprare droga, inducendo in loro la forte tentazione di tornare ad assumere le sostanze e vanificando così il duro percorso di disintossicazione intrapreso. Alcuni clienti hanno infatti ammesso che, malgrado fossero in cura al Sert, di fatto cedevano alle pressanti offerte di droga degli indagati, che per stimolare gli acquisti praticavano anche sconti, allo scopo di invogliare i giovani ad assumere lo stupefacente a prezzi favorevoli. «Questo elemento di pericolosità sociale - evidenzia Enrico Zampolli, comandante della Compagnia di Piove di Sacco - è stato puntualmente sottolineato dal giudice, Mariella Fino, nell'Ordinanza cautelare emessa, tanto da rendere necessario procedere alla neutralizzazione del sodalizio» come richiesto dal pubblico ministero Silvia Golin.
I SOSPETTI
I medici dei vari Sert, davanti ai quali si mettevano a spacciare i tre spregiudicati pusher, ovvero «Piove di Sacco, Padova e Rovigo», come ha precisato Liporace, hanno collaborato con i carabinieri, una volta venuti a sapere cosa stesse succedendo. «I medici - evidenzia il comandante provinciale - avevano visto che qualcosa non andava nel corso dei piani di recupero dei loro pazienti. Una volta venuti a conoscenza delle tentazioni lanciate da questi pusher, hanno capito perché alcuni dei tossicodipendenti che avevano in cura non miglioravano». D'altro canto offrire droga a persone che stanno cercando di uscire dal tunnel è un po' come offrire caramelle ai bambini: sono prede facili e deboli, con una ridotta forza di volontà, perchè terribilmente combattuti dal desiderio di drogarsi ancora.
IL VOLANTINO
«Sei in cura al Sert? Per te, prezzi speciali e trattative riservate. Porta un amico ed avrai un gentile omaggio». Il volantino che i tre esibivano ai clienti per invogliarli a comprare droga grazie alle loro offerte speciali, era chiaro: il target più ambito era quello dei tossicodipendenti. Decine e decine di loro sarebbero stato, secondo i carabinieri, adescati proprio mentre uscivano dal Sert: «Mostravano loro grandi quantità di droga. Manciate di palline da mezzo grammo l'una, che, secondo gli usufruitori, era pure di buona qualità. E molte volte nono riuscivano a resistere alla tentazione» precisa Zampolli.
Marina Lucchin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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