Padova e lo spazio

Giovedì 15 Agosto 2019
IL VIAGGIO
PADOVA Ehi, come va lassù? Da 30 milioni di chilometri di distanza dalla Terra il satellite lanciato il 20 ottobre scorso risponde che è tutto ok, solo che si annoia un po'. Ed è per questo che nel giugno scorso lo hanno un po' risvegliato. «Brevi sequenze nelle quali si provano i motori o anche il nostro strumento» risponde Gabriele Cremonese uno dei coordinatori dei progetti delle ottiche (sulle quali siamo maestri) che fanno rotta verso Mercurio con lo scopo, fra le altre cose, di mettere alla prova la teoria della relatività.
Cremonese è p.i. (principal investigator) per i nostri strumenti che sono i più importanti fra quelli montati dalla più costosa missione mai finanziata dall'Esa, l'agenzia spaziale europea in collaborazione con la gemella giapponese Jaxa: circa 2 miliardi di euro.
Missione che è stata intitolata a Bepi Colombo l'ingegnere, astrofisico e matematico morto nel 1984, una vera celebrità alla Nasa. Fu lui tra le tante intuizioni a scoprire che per le missioni sui pianeti più lontani era possibile sfruttare l'effetto fionda della gravità di Venere, ancora al tempo della sonda Mariner 10.
Simbio-Sys, il nostro strumento è un insieme di 3 apparecchi, una camera ad alta risoluzione (Hric), una stereo camera (Stc) e uno spettrografo Vis-IR (Vihi) progettati qui e realizzati dall'italiana Leonardo. È fatto in alluminio e Invar. Nella parte illuminata ci sono 430 gradi, in quella in ombra si scende a meno 170 dunque Invar è un acciaio speciale al nichel (36%), contenente anche tracce di manganese e di altri elementi, dotato di un coefficiente di dilatazione termica quasi nullo e perciò adoperato per la fabbricazione di strumenti di precisione.
Simbio-Sys sarà responsabile per il 50% dell'intero archivio dati che varrà raccolto dalla missione, pari a 750 Gigabit in un anno. Fornirà la mappatura globale, e tridimensionale, della superficie, un dettaglio mai raggiunto. La sonda impiegherà sette anni, sono 9 miliardi di chilometri.
«Abbiamo fatto dei test proprio a giugno e luglio sul nostro strumento ed è andato tutto bene - continua Cremonese - Ora ci prepariamo al primo aggiornamento del software che avverrà nella primavera del 2020». Eh già, perché le tecnologie evolvono e vanno applicate. «Ma non è semplice - continua Cremonese - bisogna capire cosa modificare e poi interfacciarsi con un modello elettrico che hanno anche all'Esa e in Francia. Ci vorranno dei mesi». Lo scopo della missione è conoscere struttura e ambiente del pianeta.
CASSIS
Ma Cremonese è anche al centro della missione Esa su Marte che nel 2016 ha portato in orbita sul pianeta rosso la sonda Tgo (trace gas orbiter) per studiarne l'atmosfera. È infatti co-principal investigator della stereocamera Cassis, il telescopio a bordo al quale Padova ha fornito il sensore dell'ottica su cui si formano le immagini tridimensionali del pianeta. «Il mese scorso a Pasadena al nono congresso su Marte abbiano portato i primi dati e siamo orgogliosi che dalle nostre immagini ci siano già i primi studi pubblicati».
M.G.
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