Padova, allarme variante inglese: casi in aumento da due settimane

Venerdì 26 Febbraio 2021
Padova, allarme variante inglese: casi in aumento da due settimane
GLI ESPERTI
LEGNARO Biologi, biotecnologi, veterinari, tecnici di laboratorio e bioinformatici. Cinque tipi di esperti, una squadra di oltre venti persone e un unico grande obiettivo: porre la lente d'ingrandimento sul Coronavirus. Un nemico invisibile per tutti, ma non per loro. Grazie a questi professionisti di altissimo livello oggi sappiamo che «nell'ultima rilevazione, nella provincia di Padova la variante inglese era presente in un caso su cinque. I dati di questi giorni, non ancora completi, ci dicono però che nel giro di un paio di settimane la diffusione è molto aumentata». Per avere questa risposta bisogna entrare nei laboratori dell'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie. Qui, in un grande complesso a tre piani immerso nella campagna di Legnaro, viene estratto il codice genetico del virus per poi poterlo analizzare.
LA RELAZIONE
L'ultimo report dell'istituto, indicato dalla Regione come laboratorio di riferimento per il sequenziamento del Coronavirus, dice che in Veneto sono stati finora trovati 17 diversi gruppi genetici. La variante inglese - più contagiosa del 50 per cento rispetto alla forma tradizionale - è presente sul 17,7% dei campioni analizzati. La stessa diffusione è confermata in provincia di Padova: un caso ogni cinque. Se nel report mattutino di ieri sono stati segnalati 190 nuovi casi di Covid, dunque, potremmo dedurre che statisticamente quasi 40 siano legati a questa variante. Ma i ricercatori stanno vedendo un trend in crescita.
Nel Padovano è stato poi riscontrato un caso di variante brasiliana, legato ad una persona per la quale non risultano viaggi o contatti con l'estero, che ha trasmesso l'infezione ai familiari. Questa settimana è stato fatto un nuovo studio su 64 campioni per capire se le varianti si sono diffuse ulteriormente: i risultati sono attesi nel giro di pochi giorni, forse già oggi.
L'ORGANIZZAZIONE
Questi sono i dati messi nero su bianco dagli esperti di Legnaro, ma dietro ci sono ore e ore di lavoro in laboratorio. «Ci occupiamo da sempre di malattie infettive e di epidemie - spiega la dottoressa Antonia Ricci, direttrice generale, in prima linea in questo istituto dal 1998 - Normalmente lavoriamo sulle malattie degli animali e su quelle che poi possono essere trasmesse all'uomo. Siamo abituati a lavorare in emergenza e basta pensare alle epidemie di influenza aviaria. Non hanno la stessa drammaticità dell'epidemia da Coronavirus ma per i laboratori hanno ritmi di lavoro comparabili, in entrambi i casi estremamente intensi».
L'IMPEGNO
L'istituto di Legnaro è stato impegnato fin da subito per l'analisi dei campioni («c'era una corsa a ostacoli per trovare i reagenti») mentre ora la squadra si occupa principalmente di sequenziare il virus. «Raccogliamo i campioni dalle Microbiologie del Veneto - prosegue la direttrice padovana - e sequenziamo l'impronta digitale del virus per poterlo analizzare nel dettaglio. I risultati vengono mandati alle stesse Microbiologie, alla Regione e all'Istituto superiore di sanità. Vengono poi confrontati con le banche dati nazionali e internazionali per capire come il virus stia cambiando».
Al Dipartimento di Scienze biomediche comparate oggi operano 70 persone e di queste circa sono 20 quelle dedicate al Coronavirus, assieme al personale anche di altre strutture, sanitarie ed amministrative. Ognuno fa la propria parte. «Utilizziamo estrattori automatici per ottenere l'Rna e poi sequenziatori di ultima generazione. Ne abbiamo già due e stiamo valutando di acquistarne un terzo. Parliamo di uno strumento che sul mercato può costare 230 mila euro».
LE RESPONSABILITÁ
«Ora c'è grande orgoglio da parte di tutti per mettere a disposizione le nostre conoscenze, così come nella prima fase c'era stata la gratificazione di poter essere utili per i nostri ospedali - chiude la direttrice - sempre con grandissimo spirito di squadra».
L'attenzione degli scienziati è tutta sulle analisi di questi giorni, ma intanto la dottoressa Ricci ha uno sguardo a più ampio respiro e avvisa: «Noi continuiamo a fare anche tutta la nostra classica attività ordinaria. Monitorare il serbatoio animale è fondamentale. Solo così potremo evitare altre pandemie».
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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