Ospedale Schiavonia, scontro sul contratto

Venerdì 15 Novembre 2019
IL CASO
PADOVA «Un rapporto contrattuale estremamente svantaggioso per la parte pubblica». Ruota tutto attorno a questa frase. È riportata in una delibera firmata dal direttore generale Domenico Scibetta ed è il fulcro dell'ultima battaglia legale innescata dall'Ulss 6 Euganea. Obiettivo? Rivedere il contratto di project financing legato all'ospedale di Schiavonia e recuperare dai privati la bellezza di 6,3 milioni di euro. Il tema è complesso e molto attuale, visto che questa forma di finanziamento è sempre più frequente nella costruzione di opere pubbliche. In questo caso il pomo della discordia è una rivalutazione annua del 3% rispetto al canone originario da versare ai privati: è stata accordata nel 2013 dalla vecchia Ulss 17 ma non è mai stata digerita dalla nuova Ulss provinciale. Per questo motivo un anno fa l'azienda sanitaria ha deciso di non pagare e di chiedere pure il risarcimento. Ieri mattina si è tenuta l'udienza al Tribunale civile di Padova e il giudice ha stabilito che la competenza è del Tribunale delle imprese di Venezia. È ancora pendente, intanto, il ricorso al Tar presentato dalla stessa Ulss 6.
L'ACCORDO
L'ospedale di Schiavonia è stato inaugurato il 5 novembre 2014 ma per comprendere l'attuale battaglia legale bisogna riavvolgere il nastro e tornare al 28 dicembre 2009, quando l'ex Ulss 17 stipula il contratto di project financing con un'associazione temporanea di imprese che vede in prima linea la Sacaim di Venezia. Il contratto di concessione prevede per i privati la costruzione del nuovo polo ospedaliero della Bassa Padovana (a cavallo tra Este e Monselice) e la gestione di servizi strumentali e commerciali di vario tipo all'interno della struttura. L'investimento è di 168 milioni, il canone corrisposto per il primo anno di funzionamento è di 28 milioni e il contratto scade a luglio 2039.
LA SVOLTA
Tutto cambia nel 2013 perché il concessionario (nel frattempo costituitosi in Società Euganea Sanità) chiede di rivedere le cifre in nome del cosiddetto equilibrio economico-finanziario. L'Ulss 17 accetta. L'atto integrativo, che prevede un parametro fisso di rivalutazione monetaria pari al 3% annuo per canone e servizi, viene sottoscritto il 27 marzo. Sembrano tutti contenti, ma tre anni dopo lo scenario viene stravolto: il nuovo commissario Claudio Dario vuole vederci chiaro e avvia le prime verifiche, poi l'Ulss 17 viene inglobata nella nuova Ulss 6 e il dg Scibetta in accordo con la direzione regionale approfondisce la questione. Affida un'accurata analisi alla professoressa Veronica Vecchi dell'università Bocconi, grande esperta nazionale in tema di project financing, e poi uno studio giuridico allo studio legale Cacciavillani di Stra. I dubbi si fanno sempre più forti e nell'aprile del 2017 i privati vengono invitati formalmente alla rinegoziazione del contratto. Un contratto ritenuto «fortemente svantaggioso per la parte pubblica». Dopo una lunga serie di incontri si arriva al 20 novembre 2018 quando, stando agli atti ufficiali dell'Ulss, «il concessionario comunica formalmente il non accoglimento della proposta di rinegoziazione». È la definitiva fumata nera.
IL BRACCIO DI FERRO
Saltata la possibilità di trovare un accordo al tavolo, dunque, l'azienda sanitaria tira dritto per la propria strada. Si arriva così all'atto più importante, quello firmato dal dg Scibetta (ma anche da direttore amministrativo, direttore sanitario e direttore dei servizi sociali) il 20 dicembre 2018. I vertici dell'Ulss 6 decidono infatti di annullare in autotutela la delibera con cui l'ex Ulss 17 aveva rettificato il contratto di concessione per l'ospedale di Schiavonia. Tradotto: decidono di pagare il canone che ritengono dovuto (poco più di 25 milioni all'anno) anziché quello previsto dall'ultimo accordo (oltre 29 milioni). Una differenza di quattro milioni. Quel contratto viene definito, nella delibera di Scibetta, «pregiudizievole per la parte pubblica». Da qui la volontà di recuperare sei milioni e trecentomila euro per il periodo che va dal 2014 al 2018. Somme che secondo l'Ulss 6 rappresentano, per i privati, «un arricchimento esulante dalla lex di gara e dal contratto originariamente sottoscritto». Ora la partita si gioca in tribunale.
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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