Obiettivo 2024: fare nuove case senza consumare un metro di suolo

Venerdì 12 Luglio 2019
Obiettivo 2024: fare nuove case senza consumare un metro di suolo
IL PIANO
PADOVA Può sembrare un discorso barboso parlare del piano regolatore ma quando nel campetto davanti al condominio tagliano gli alberi per far nascere un palazzo più alto del nostro, diventa cosa molto seria e piuttosto concreta.
Ora il Comune ha intenzione di ridisegnare il prg, noto come Piano degli Interventi, cosa che si fa ogni decina d'anni, ma pensandolo per i prossimi cinque viste le dinamiche. Sulla carta può significare solo parole, ma in verità nasconde il volto della città che vedremo in futuro. Cioè se le aree verdi spariranno o si moltiplicheranno, se nasceranno altre zone residenziali o decine di supermercati.
L'UFFICIO
Per come la vede l'assessore all'Urbanistica Arturo Lorenzoni che affiderà, via bando, un incarico a professionisti del settore (architetti e urbanisti) riuniti nell'Ufficio di Piano per tradurre in pratica le linee guida, la formula è questa: costruire case per attrarre i giovani, ma senza consumare un metro di suolo in più di quello di adesso.
GLI STRUMENTI
Come si può fare? Esistono strumenti urbanistici adatti che cercano di soddisfare le esigenze di proprietari e costruttori e quelle di uno sviluppo ordinato. Premessa: in città nessun privato oggi può chiedere di costruire. Tutto congelato. Ci sono però i permessi vecchi già concessi anni addietro per piani mai partiti ma che hanno acquisito diritti.
BILANCIO ZERO
Ed è che lì l'amministrazione punta per ottenere costruzioni «a bilancio zero» come ha detto ieri Lorenzoni. Sfruttando ad esempio la perequazione. Il privato che aveva un'area sottoposta a vincoli cede il 70-80 per cento dell'area al Comune e nel resto può costruire. Un esempio? Il nuovo ospedale a Padova est. Quasi metà della superficie è arrivata con questo metodo. Oppure i crediti edilizi. Un privato ha volumetria in una zona. La toglie da lì mettendola in un registro. Quando ne ha bisogno può usarla in un'altra zona per ampliare un fabbricato che sta costruendo. Prototipo è l'operazione parco Iris-Boschetti. Il volume tolto da lì sarà messo, ridimensionato, nelle palazzine.
LA DEMOGRAFIA
Dunque la politica andrà verso il recupero di immobili esistenti con la cosiddetta rigenerazione per la quale la Regione offre sostanziosi ampliamenti di volume (criticata dall'assessore) ma pure con il recupero di aree date per morte dove far calare la volumetria, rivitalizzandole (soluzione preferita). «Più cemento non serve - continua Lorenzoni - ci sono centinaia di appartamenti in vendita già oggi. E piani urbanistici già attuati come il Pp1 e l'area ex Ifip per centinaia di migliaia di metri cubi che faticano a partire. Il vecchio prg inoltre dava un'espansione maggiorata tarata su 250mila abitanti quando oggi ne abbiamo 210mila e sarà tanto se li manterremo. Mi sono reso conto negli ultimi tempi che ai costruttori non interessa mantenere la cubatura, quanto il valore. Ecco perché cerchiamo a volte un ridimensionato calibrato come nel caso dei terreni della Mandria in via Armistizio, e in altri casi invece il trasloco».
GLI SPAZI VUOTI
Tanto per dare qualche numero finora erano previsti 8,6 milioni di metri cubi (2,1 già impegnati) e un'assegnazione regionale di altri 392mila metri quadrati in 31 anni. «La nostra esigenza è attrarre giovani tenendo conto però che avremo una popolazione con età più alta».
«Piuttosto una delle linee guida sarà di offrire spazi vuoti, cioè una città da vivere prima ancora che da abitare. «In fondo cosa chiede la gente? Di avere un posto dove fare un giro in bicicletta, oppure le aree cani. Pensi, fino a 10 anni fa non c'erano e oggi tutti le vogliono. O ancora gli skatepark».
I GIOVANI
«Se offriremo lavoro di qualità fra l'università, il nuovo ospedale, la zip, il centro congressi porteremo crescita economica e nuove famiglie. Punto su Arcella, Forcellini e Voltabarozzo per le maggiori potenzialità di sviluppo in dieci anni».
LA ZIP
E le aree industriali? Quale sarà il destino della zip? Sempre più capannoni chiusi... «La zip rimane un riferimento per le imprese a valore aggiunto. Ce ne sono molte ancora capaci di creare lavoro dando servizi di qualità».
Mauro Giacon
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