«Noi preti e il sesso, questione di stress»

Giovedì 24 Ottobre 2019
L'INTERVISTA
PADOVA Un'altra vicenda a luci rosse. La seconda in appena ventiquattro ore. Un'ulteriore lacerazione, quindi, per la già martoriata Chiesa padovana, che due anni fa aveva vissuto un analogo periodo di sofferenza quand'era emerso lo scandalo hard che aveva avuto per protagonista l'allora parroco di San Lazzaro, don Andrea Contin, sospeso poi a divinis per i filmini osé girati in canonica. Ma quali sino i motivi che possono far sì che un sacerdote finisca al centro di situazioni così incresciose? Lo abbiamo chiesto a don Luca Favarin, 47 anni, prete di strada, che si occupa di accoglienza dei migranti.
Don Luca, due scandali negli ultimi giorni. Solitudine, mancanza di affettività o disagio? Che cosa affligge i sacerdoti della nostra Diocesi?
«Evidentemente siamo in presenza di situazioni di disagio per alcuni noi. Impensabili 20 anni fa, mentre adesso cci sono una realtà diversa, una modernità in rapidissima evoluzione, una socialità frenetica. Penso, ad esempio, a facebook. Di contro, abbiamo la Chiesa con i suoi tempi lenti e che, di conseguenza, paga il prezzo del gap».
Che cosa significa?
«Faccio una premessa e cioè che di fronte a dinamiche personali, si fa sempre fatica a giudicare. Detto questo, aggiungo che non sono nè stupito, nè scandalizzato, se nella confusione di oggi anche tra noi si creano appunto situazioni di criticità. L'importante è però che queste ultime vengano gestite nel migliore dei modi».
E come?
«Il vescovo monsignor Claudio Cipolla ha la porta dell'ufficio sempre aperta, una straordinaria capacità di ascoltare le persone e un'umanità grandissima che gli consentono di capire chiunque, anche chi attraversa un momento di massima difficoltà per i motivi più svariati. Continua a ripetere in ogni circostanza a tutti noi venite da me se c'è qualcosa che non va. Ecco, i problemi vanno affrontati con lui, prima che diventino grandi e che si arrivi a estreme conseguenze».
Che impressione ha avuto relativamente agli ultimi due casi, cioè quello di don Graziano Rizzo che ha mandato per errore una foto hard nella chat dei catechisti, e del prelato dell'Alta vittima di un ricatto a luci rosse?
«Non entro nel merito delle vicende, anche perché svolgo il mio ministero in un contesto diverso da quello di una chiesa. Capisco, però, le difficoltà di un prete di parrocchia, bersaglio di mille richieste, usato, anche in senso buono, per tutte le esigenze delle famiglie. É evidente che alla lunga una condizione del genere prosciuga le energie e indebolisce il sacerdote. Ed è per questo che poi possono accadere fatti oggettivamente spiacevoli, brutti e volgari».
Lei se si trovasse in difficoltà, cosa farebbe?
«Se c'è una preoccupazione, o una sensazione di debolezza, l'unico modo per risolverle è esternarle. Abbiamo la fortuna di avere un vescovo esperto e capace di ascoltare. Monsignor Cipolla è un campione del mondo da questo punto di vista».
E quindi?
«Sappiamo qual è la formazione di un sacerdote. In certe circostanze, poi, il mondo è cattivo con i preti e un approccio involontario buonista spesso fa apparite il sacerdote come l'imbranato di turno, l'ingenuo che si fa abbindolare, facendolo precipitare in situazioni che poi sono difficili, o addirittura estremamente spiacevoli. Importante è rendersene conto e parlarne senza timori».
In pratica sta dicendo che anche il prelato che finisce al centro di scandali come questi potrebbe anche avere delle attenuanti?
«No, assolutamente no. Tutto questo non significa giustificare, nè minimizzare, le responsabilità personali in fatti come gli ultimi, brutti e spiacevoli. Ma ribadisco che l'unica strada è confrontarsi con il vescovo, subito, cioè prima che sia troppo tardi e affrontare senza remore tutti gli argomenti che generano difficoltà».
Nicoletta Cozza
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