«Noi, indipendenti anche dai vicini» Ecco il paese del 99,7% di sì

Martedì 24 Ottobre 2017
«Noi, indipendenti anche dai vicini» Ecco il paese del 99,7% di sì
IL RECORD
PIACENZA D'ADIGE C'è voglia di autonomia fra i colli e l'Adige, in quel lembo di terra padovana che si incastra fra il Polesine, il Vicentino e la provincia di Verona: un cuneo di campagne e capannoni dove ogni paese e ogni contrada ha la sua bandiera. E dove la gente corre a piazzare la croce sul sì nel giorno del referendum per l'autonomia del Veneto.
Ne sanno qualcosa a Piacenza d'Adige, dove solo due votanti su poco più di 700 hanno detto di no al quesito autonomista. È uno dei dati più alti del Veneto e i piacentini si classificano terzi in questa graduatoria, anche se l'affluenza è in linea con quella della regione.
Arrivi in paese alle due di pomeriggio del day after e ti aspetti di vedere gonfaloni ovunque, leoni di San Marco sui tetti delle case e il bucintoro che naviga nell'Adige. Invece la località della Bassa è quanto di più lontano dal cliché venetista, che pure da queste parti è piuttosto diffuso. «Ma qui non si parla di secessione o di far la rivoluzione, per carità - se la ridono alcuni anziani seduti al bar - è solo che siamo stufi di questa situazione, e volevamo che lo sapessero a Roma». Alla pizzeria al Giardinetto non si parla d'altro da ieri: «Siamo orgogliosi di questo risultato - ammette sorridente il barista, Roberto Rovigati - onestamente però non so se servirà a qualcosa. Intanto noi abbiamo fatto capire come la pensiamo, poi si vedrà». Della stessa opinione anche il farmacista, Ruggero Broglio: «Se si è parlato di referendum qui in farmacia? - chiede - Eccome, è stato il tema di queste settimane. La gente da queste parti è stufa, era ora di farci sentire».
A due passi dalla farmacia c'è l'ambulatorio del medico condotto. In sala d'aspetto una decina di persone, la gran parte anziane, si illuminano quando sentono parlare del referendum. E finalmente si capisce di cosa è stufa la brava gente di Piacenza: «Se non lo dice lei lo dico io - provoca bonariamente un paziente - il motivo di tutti questi sì è molto semplice, siamo stanchi di lavorare e di pagare per un sud che vive sulle nostre spalle da anni». Non si leva l'applauso solo perché in sala d'aspetto non si applaude, ma dagli sguardi decisi delle vecchiette si capisce che il sentimento è tanto diffuso quanto condiviso.
E il sindaco? Primo Magri è andato a votare ed è contento del risultato. Ma ha le sue magagne di questi tempi, il Comune sta facendo una mini brexit, scappando dalla moribonda unione dei Comuni della Megliadina: «Alla fine credo che sia indispensabile avere più competenze. Speriamo che il referendum porti una ricaduta positiva sul territorio - spiega Magri, che conferma di aver votato l'altro ieri e si dice molto contento del record dei suoi concittadini - Per quanto mi riguarda, sono piuttosto preso da questa uscita dall'unione, devo ricostruire un ente che manca da troppi anni, con servizi che sono stati dati in convenzione da 16 anni».
Lasciamo Piacenza, bel paese dove il sì risuona, e ci immergiamo nella vasta pianura della Bassa Padovana. Nella quale in molti hanno saputo tenere alto l'onore autonomista. Come Merlara, dove il 99,2 per cento dei votanti ha barrato la casella del sì. Il capitolo affluenza, invece, ha lasciato l'amaro in bocca a Este, che ha portato alle urne il 55,6 per cento degli aventi diritto. Il sindaco, Roberta Gallana, attacca le opposizioni che non hanno fatto campagna referendaria e sottolinea come 800 aventi diritto al voto domenica fossero all'estero: «Ma la questione centrale, naturalmente, non è questa - ribadisce Gallana - I cittadini di Este hanno mostrato di volere il cambiamento e chi si è posto in posizione contraria ha mostrato di non essere in sintonia con loro. Quando si fanno i raffronti, bisogna farlo in modo corretto e senza fingere di ignorare circostanze che cambiano i dati». Dati o non dati, Este è l'ultima cittadina padovana in ordine d'affluenza, dopo di lei solo Battaglia e il capoluogo provinciale. Attenzione, però, la forbice non è molto ampia: da Urbana - 70 per cento - in giù, tutti i Comuni della Bassa hanno ottenuto risultati nella media bassa regionale.
Ferdinando Garavello
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