Nessuno reclama quel corpo nel fiume

Giovedì 26 Aprile 2018
IL GIALLO
PADOVA L'uomo ripescato sabato scorso nel fiume Brenta, in zona Torre, è morto annegato. A rivelarlo è stata l'autopsia eseguita dal medico legale dell'Università di Padova, Rossella Snenghi. Non è però ancora stato identificato e nessuno ha reclamato quel corpo. Né un parente e né un amico hanno chiamato le autorità per riconoscere l'uomo dalla apparente età di 40 anni. L'ultima parola adesso spetta al dottor Massimo Puglisi, dirigente del reparto sanitario della Questura. Il medico nei prossimi giorni riuscirà a risalire alle impronte digitali dell'uomo e se già esistenti nella banca dati delle forze di polizia a identificarlo. Il cadavere è stato trovato in evidente stato di decomposizione: una settimana in acqua e le elevate temperature di questi giorni hanno portato alla putrefazione del corpo. Il dottor Puglisi è conosciuto in tutto il mondo per avere elaborato una tecnica di laboratorio, per riuscire a prendere le impronte digitali in cadaveri decomposti o bruciati. Secondo gli inquirenti l'uomo segnalato sabato sera nelle acque del Brenta da un passante, potrebbe avere deciso di gettarsi nel fiume per togliersi la vita o potrebbe essere scivolato per sbaglio. Non è stata nemmeno esclusa la pista della spinta: forse sabato pomeriggio ha litigato con qualcuno lungo l'argine. Al momento la morte di quest'uomo è avvolta nel mistero. Gli investigatori non sono nemmeno riusciti a risalire alla sua nazionalità, potrebbe essere italiano come straniero. Quando è finito in acqua indossava un giubbetto e un paio di pantaloni, addosso non gli è stato trovato un solo oggetto utile alla sua identificazione. Gli inquirenti, oltre a cercare nell'elenco delle persone scomparse, stanno indagando nel mondo dello spaccio.
M.A.
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