In Azienda ospedaliera centodieci medici, nel biennio 2015-2016, non hanno timbrato il cartellino, non distinguendo il tempo dedicato all'attività istituzionale da quello riservato alla libera professione. Perchè? Distrazione, fretta o pigrizia, si giustificano. È questo il risultato dell'ultima indagine interna promossa dai vertici aziendali che, ogni 12 mesi, analizza l'attività dei 970 camici bianchi in servizio in via Giustiniani, sia ospedalieri che universitari. A lavorare è una commissione paritetica, composta da dirigenti interni e rappresentanti sindacali, che prende in mano tutta la documentazione e analizza, di ciascun medico, prestazioni, modalità di svolgimento, orari, regimi. Ora tutti coloro non in regola devono restituire parte dello stipendio, in misura direttamente proporzionale al tempo dedicato alla libera professione, mentre, in teoria, dovevano essere concentrati completamente sull'attività standard. L'indagine è parallela ma indipendente (e antecedente) rispetto a quella compiuta dall'Azienda Zero, scattata nel gennaio scorso dopo lo scoppio del caso Litta, ripreso dalle telecamere della trasmissione tv Petrolio in regime di intra-moenia allargata alla clinica Cittagiardino. Le verifiche interne aziendali risalgono invece all'autunno scorso. F.C.
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