Nei guai anche chi doveva controllare l'operato del Cda

Lunedì 14 Agosto 2017
Nei guai anche chi doveva controllare l'operato del Cda
Dopo le prime quattro di febbraio, si aggiungono altre otto persone indagate dalla procura della Repubblica di Rovigo per la gestione fallimentare della società Padova Tre, la partecipata pubblica che dal 2010, assieme ad altre tre imprese riunite in un Ati, associazione temporanea d'impresa, gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, oltre a riscuotere le bollette per tutti i comuni della Bassa Padovana.
I reati ipotizzati nel fascicolo del pubblico ministero Davide Nalin, sarebbero quelli di peculato, truffa e false fatturazioni. Dalla Procura, che coordina le indagini dei finanzieri, non trapela nulla. C'è il massimo riserbo. Bocche cucite anche tra gli uomini della guardia di finanza, ma un nome si sussurra tra tutti, quello di Simone Borile, ex presidente del Consorzio Padova sud e direttore generale della società Padova Tre. Sull'arrivo dell'avviso di garanzia, che sarebbe stato depositato settimane fa, Borile si trincera nel silenzio: «Non voglio commentare. Non so nulla e non dirò nulla. Non ho alcun documento in mano». Tra gli altri ci sarebbero anche l'ex presidente Stefano Chinaglia, l'ex direttore generale del Consorzio Padova Sub Stefano Tromboni e il nuovo presidente Alessandro Baldin.
Quel che è certo è che i finanzieri del Nucleo Tributario in questi mesi stanno passando al vaglio varie posizioni, tra quelle che hanno gestito tecnicamente i pagamenti e le riscossioni, e quelli che invece avevano il compito di controllare le operazioni messe in atto dalla società. Sono stati acquisiti in tutti i Comuni di Padova Sud gli incartamenti economico finanziari redatti dalla società incaricata di gestire il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. E i finanzieri hanno portato via anche le deliberazioni con cui le amministrazioni comunali hanno impegnato le proprie risorse, determinando anno dopo anno l'ammontare delle tariffe Tarsu da applicare ai cittadini.
Le indiscrezioni fanno intendere che, oltre alle 12 che dovrebbero aver già ricevuto l'avviso di garanzia da febbraio a oggi, numerose altre persone siano coinvolte: manager o amministratori che hanno coperto incarichi di rilievo sia nel consorzio Padova Sud, che doveva controllare l'operato di Padova tre, che nella società stessa.
Il riserbo degli inquirenti e degli investigatori, però, non ferma le preoccupazioni dei sindaci del Consorzio Padova Sud. A quanto ammonta il buco creato dagli ex amministratori di Padova Tre? Si ipotizzano ammanchi per quasi quaranta milioni di euro. Secondo la Procura di Rovigo, gli ex amministratori di Padova Tre avrebbero gonfiato i conteggi presentando alle amministrazioni comunali aliquote ingiustificate. Per dirla con parole più comuni, gli ex amministratori di Padova Tre si sarebbero intascati una parte del denaro che manca dai bilanci. Era l'aprile dello scorso anno quando il sindaco di Piove di Sacco, Davide Gianella, ha presentato un esposto alla guardia di finanza. Nella denuncia, molto dettagliata, il primo cittadino sosteneva che Padova Tre avrebbe imposto aliquote arbitrarie, in molti casi senza ottenere l'approvazione dei consigli comunali. In altri termini, gli ex amministratori della società a responsabilità limitata avrebbero tentato di sanare la voragine dei conti imponendo ulteriori sacrifici ai Comuni della Bassa Padovana e del Piovese. E a pagare erano i cittadini.

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