Nascosto in casa tutto il giorno, pronto a colpire i negozi di notte

Venerdì 12 Ottobre 2018
Nascosto in casa tutto il giorno, pronto a colpire i negozi di notte
L'INDAGINE
PADOVA Tra le dieci di sera e mezzanotte. Era questa la fascia oraria in cui usciva sempre di casa Amor Ben Lazhar Torch, il tunisino finito in manette perché ritenuto responsabile di numerosi assalti a locali e negozi. L'uomo più ricercato di Padova se ne stava tutto il giorno nascosto nel suo appartamento Ater di via Varese (zona Palestro) e metteva il naso fuori solamente quando la città si stava ormai addormentando. Saliva in sella alla sua bicicletta, raggiungeva i suoi spacciatori di fiducia e si drogava probabilmente con il crack. Poi, sotto l'effetto di sostanza stupefacente, andava a colpire. Non aveva paura di niente e di nessuno.
Gli uomini della Squadra Mobile della questura di Padova, guidati dal dirigente Mauro Carisdeo, erano sulle sue tracce da almeno un mese. Nel pieno dell'ondata di spaccate, questo tunisino pregiudicato di 39 anni (irregolare, scarcerato tre mesi fa ed espulso dall'Italia senza esito l'anno scorso) era già uno dei grandi sospettati. Gli agenti in borghese hanno posato la lente d'ingrandimento su ogni suo movimento, con ripetuti pedinamenti e appostamenti. Prima lo hanno seguito in strada e poi sono arrivati a capire anche dove abitava.
L'INDIZIO
Le luci dell'appartamento si accendevano e si spegnavano quando lui entrava ed usciva: è stato questo l'indizio che ha consentito di individuare esattamente la sua casa al civico 13 e che ha portato quindi i poliziotti a procedere poi con la perquisizione decisiva.
L'alloggio risulta assegnato alla sorella Mounira, 51 anni, che però secondo la confessione dell'arrestato ora vive in Tunisia. Dentro quella casa c'era quindi solo lui, che aveva trasformato un appartamento in una sorta di topaia ma soprattutto in una cassaforte dove nascondere la refurtiva.
LA DROGA E POI I FURTI
Gli investigatori hanno appurato che Amor Ben Lazhar avesse dei solidi punti di riferimento nel mondo dello spaccio. Quando usciva di casa andava a colpo sicuro: prima la droga per sentirsi invincibile, poi i colpi nelle attività. All'alba se ne tornava a casa e poi il ciclo ricominciava.
Inizialmente gli erano stati attribuiti due colpi: quello al bar panetteria Carlotta di via Zabarella del 2 ottobre e poi quello al negozio È-Fashon di via Giuliani e Dalmati quattro giorni dopo. Si sono poi aggiunte la spaccata al negozio Public di via Altinate dell'8 giugno (nel suo covo è stato trovato il bottino da ben 14mila euro tra orologi e capi d'abbigliamento) e il furto dell'8 maggio all'interno della tabaccheria Padova vape club di via Pacinotti.
In realtà, però, i furti messi a segno dal tunisino sarebbero ben di più. Gli uomini della squadra mobile lo ritengono infatti legato di quasi tutti i furti messi a segno in centro tra l'estate e l'inizio dell'autunno, come responsabile diretto o come destinatario della refurtiva.
C'è già la certezza che vi siano altre attività prese di mira perché nel suo appartamento i poliziotti hanno recuperato merce di vario genere: moltissimi vestiti ma anche, per esempio, un lettore di codice a barre. Sono in corso accertamenti per capire la provenienza di quella refurtiva. Per questa parte del bottino non gli saranno contestati i furti (non ci sono prove a suo carico) ma la ricettazione. Un reato che per il codice penale è ancor più grave.
LE TESTIMONIANZE
«Lo conosco bene. Prima c'erano lui e la sorella, poi è rimasto lui da solo. C'è stato un periodo in cui facevano una confusione terribile, ad ogni ora. Poi si è calmato: forse preferiva starsene nell'ombra». La testimonianza è di un'anziana signora che vive nello stesso complesso residenziale, fatto quasi esclusivamente di case popolari, dove viveva anche Torch prima di essere sottoposto a fermo e accompagnato in carcere. «Qua ci si conosce tutti - racconta lei - e ne capitano di tutti i colori. Lui è andato dentro, ma fuori ci sono altri personaggi simili».
Anziane signore si mescolano a giovani coppie straniere in queste palazzine gialle dove ha trovato ospitalità pure lo spaccatore seriale. Sul muro di un palazzo si legge in bella vista una grande scritta contro l'ex sindaco Bitonci, e più di qualcuno racconta di frequenti liti tra residenti stranieri fuori e dentro gli appartamenti. Qui, in questo contesto a pochi passi dal centro della città, l'incubo di baristi e negozianti aveva la propria base. E proprio qui i poliziotti sono venuti a catturarlo.
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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