Naccarato: «Le banche l'anello debole del sistema»

Martedì 23 Gennaio 2018
Naccarato: «Le banche l'anello debole del sistema»
L'ANALISI
Sono almeno tre le anticipazioni che aveva fatto nei mesi scorsi. Innanzitutto sulla tecnica utilizzata dalla ndrangheta per infiltrarsi nel Veneto, cioè quella delle false fatture. Poi, sulla presenza e sui ruoli delle famiglie Giardino e Spadafora, confermata dagli arresti di ieri. Infine sul ruolo delle banche locali, venuto fuori anch'esso da questa ultimissima inchiesta del Centro Operativo della Direzione antimafia. Alessandro Naccarato, onorevole del Pd e membro della Commissione antimafia, da anni si batte per segnalare la presenza della cosca calabrese, che ha definito una sorta di holding criminale e che è stata oggetto di diverse interrogazioni parlamentari da lui stesso presentate. Di questo parla pure nel suo ultimo libro Le mafie in Veneto - Presenza e attività della criminalità organizzata (ed. Il Poligrafo), in cui descrive quanto moderna, radicata e tenace sia ormai la mafia al Nord. «Certo - spiega il deputato padovano - da tempo è stato lanciato l'allarme per la presenza della mafia calabrese sul nostro territorio. E non era difficile dedurre che queste figure che lavoravano in Emilia e a Verona, fossero arrivate fin qui per commettere reati. L'indagine ha messo in luce l'attenzione dell'autorità giudiziaria e degli organi di polizia, e ha confermato le modalità operative della ndrangheta che ha come fulcro delle sue attività lo spaccio. Per riciclare i proventi gli ndranghetisti usano le aziende, dove producono false fatture avvalendosi della collaborazione di alcuni funzionari delle banche. Troppo a lungo queste ultime sono state delle zone d'ombra». Ed è proprio questo per Naccarato uno degli aspetti più interessanti del blitz di ieri della D.I.A. «Guarda caso - ha aggiunto - è coinvolta la popolare di Vicenza, ma lo stesso ragionamento vale pure per Veneto banca e per altri istituti di credito cooperativo che, in assenza di controlli, sono diventati l'anello debole per il sistema messo in piedi al Nord dai mafiosi calabresi, che ha lasciato spazio alle infiltrazioni: in pratica, essendoci al sud verifiche stringenti, hanno pensato di portare nel veneto, e a Padova, i soldi da riciclare. Tutto ciò dà l'idea della fragilità del nostro sistema economico-finanziario. Il modello è quello delle false fatture, già collaudato da imprenditori senza scrupoli». Il deputato democratico, poi, evidenzia anche i collegamenti con la politica. «A Verona - sottolinea -, come ha portato alla luce un'inchiesta avviata a Catanzaro, alcuni esponenti della ndrangheta hanno sostenuto liste vicino a Tosi e ciò dimostra come siano riusciti a inserirsi persino nel contesto politico del Nord: garantivano dei voti alla Lega pensando di avere in cambio dei vantaggi. In Emilia, peraltro, avevano supportato liste di centrosinistra, con la medesima finalità». Infine le modalità con cui sono state condotte le indagini. «Gli investigatori della D.I.A. padovana - conclude Naccarato - hanno fatto bene ad andare avanti un passo alla volta, partendo dai singoli reati, per far emergere poi tutto il resto. E a contestare il reato di autoriciclaggio, introdotto grazie a una legge approvata nel 2014 di cui sono stato uno dei firmatari: consente infatti, di contestare un reato in più e mette a disposizione strumenti coercitivi maggiori. Che tutto questo sia potuto avvenire al nord è positivo: è finito il tempo in cui il fenomeno veniva sottovalutato, perché ora il livello di attenzione è alto».
Nicoletta Cozza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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