Mura crollate: chiesto lo stato di emergenza

Domenica 4 Agosto 2019
I DANNI
MONTAGNANA Un cumulo di macerie davanti a Porta Padova, quel che resta di due merli della cinta muraria del Trecento dopo il violento temporale di venerdì pomeriggio.
Il nubifragio ha messo in ginocchio la città, tanto da spingere l'amministrazione a chiedere lo stato di crisi alla Regione. Le transenne e il nastro bianco e rosso impediscono ad auto e pedoni di utilizzare Porta Padova, uno dei quattro accessi alla città, per raggiungere il centro storico. «Non si passa? - chiede qualcuno, prima di posare gli occhi sui mattoni sparsi sul selciato - Che disastro». Sì, per la città murata che vanta una delle cinte murarie meglio conservate d'Europa, il downburst dell'altro giorno è stato devastante. Una ventina di merli sono stati decapitati dalle folate di vento che hanno sferzato la città a più di 100 chilometri orari, con picchi a 150. E la foto del profilo sdentato della merlatura è una delle cartoline più desolanti della città.
CONTATTI
«Questa cinta è sopravvissuta a tutto: terremoti, trombe d'aria, forti piogge, fulmini - sospira il sindaco Loredana Borghesan - eppure il vento fortissimo di venerdì pomeriggio ha fatto crollare parecchi merli». Poichè si tratta di mattoni originali, vecchi di almeno sette secoli, il Comune ha preso contatti con la Soprintendenza delle belle arti per capire il da farsi. «Per il momento ci è stato dato il permesso di raggruppare il materiale caduto - spiega la prima cittadina - Lunedì faremo un incontro con la Soprintendenza sia per concordare la rimozione e la successiva conservazione della merlatura compromessa, sia per controllare la staticità dell'intera cinta muraria».
Se ad avere la peggio, infatti, sono stati i merli del tratto a sud-est, non è escluso che anche altre porzioni di cinta siano state compromesse a livello statico, viste le violente raffiche a cui sono state sottoposte per un'ora, dalle 17 alle 18. Con una sola pausa, durata pchi minuti: i commercianti barricati nelle botteghe e i residenti chiusi in casa si erano illusi che la bufera fosse terminata. Invece il nubifragio si stava preparando a un secondo round di raffiche altrettanto violente.
Difficile fare una stima dei danni all'immenso patrimonio architettonico della città: di cifre si parlerà con più precisione nei prossimi giorni.
Intanto ieri mattina, sotto un sole cocente che strideva con il cielo infernale del giorno prima, le transenne non bloccavano solo Porta Padova ma correvano anche lungo altri tratti della parte est della cinta. Venerdì sera Montagnana si era trovata con una sola porta transitabile su quattro: Porta Legnago e Porta Vicenza, infatti erano chiuse dal 22 luglio per un intervento di ristrutturazione, mentre Porta Padova era transennata per cause di forza maggiore. Restava soltanto Porta XX Settembre. Troppo poco per il flusso di auto (e pedoni) che entra ed esce dal centro storico.
PROCEDURE
Così l'amministrazione è corsa ai ripari: «Abbiamo riaperto in via provvisoria Porta Legnago e sospeso la zona a traffico limitato - spiega il sindaco - mentre porta Vicenza rimarrà chiusa soltanto alle auto, non ai pedoni. In questo modo non compromettiamo troppo la viabilità, in attesa di poter riaprire al traffico Porta Padova».
Nel frattempo il Comune ha chiesto alla Regione lo stato di crisi. E il governatore Luca Zaia ha precisato che il decreto sullo stato di crisi e la richiesta dello Stato di Emergenza numero 110 (Stato di crisi per eventi eccezionali verificatesi nel vicentino e padovano - 31 luglio 2019) è rimasto aperto proprio in considerazione delle previsioni meteo e delle indicazioni del sistema regionale di Protezione civile. Questo permette a tutte le amministrazioni comunali interessate dal maltempo degli ultimi giorni, compresa quella di Montagnana, di avviare le relative procedure di richiesta danni.
Maria Elena Pattaro
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