Morti alle Acciaierie, sei gli indagati

Giovedì 12 Settembre 2019
Morti alle Acciaierie, sei gli indagati
L'INCHIESTA
PADOVA Si sono concluse le indagini sull'incidente alle Acciaierie Venete del 13 maggio del 2018, dove sono morti due operai e altri due sono rimasti feriti in maniera grave. Il procuratore aggiunto Valeria Sanzari, titolare delle indagini, ha iscritto nel registro degli indagati sei persone e tre società: le accuse sono di omicidio colposo e lesioni personali gravi. Nei prossimi giorni la Procura chiederà il rinvio a giudizio. Secondo la pubblica accusa, a fare precipitare una siviera carica di acciaio fuso a terra è stata una carenza nella manutenzione e la cattiva progettazione di un perno.
I FATTI
Era domenica 13 maggio dell'anno scorso, intorno alle sette del mattino, quando una siviera carica di acciaio fuso, circa 90 tonnellate a 1.600 gradi, è caduta a terra travolgendo come una bomba di fuoco quattro operai che stavano lavorando all'interno di un capannone delle Acciaierie Venete. Sergiu Todita, 39 anni, sposato e con una figlia di 14 anni, è morto dopo un mese dall'incidente all'ospedale di Cesena per le ustioni riportate su tutto il corpo. Marian Bratu, 44 anni, è sopravvissuto sette mesi in più ed è deceduto il pomeriggio di Santo Stefano nel suo letto di ospedale nel Centro Grandi Ustionati di Padova. Gli altri due feriti invece hanno rimediato una prognosi di oltre 300 e di oltre quaranta giorni per le ustioni riportate soprattutto sulle gambe.
GLI INDAGATI
Iscritti nel registro degli indagati sono finiti Alessandro Banzato, presidente del consiglio di amministrazione della società e il dirigente dello stabilimento Giorgio Zuccaro, titolare della delega in materia di sicurezza. Quindi Vito Nicola Plasmati, legale rappresentante della Hayama Tech, con sede a Fagagna (Udine), la ditta incaricata della manutenzione degli impianti nello stabilimento di Camin di cui sono dipendenti i due operai rimasti feriti. Poi i due amministratori della Danieli Officine Meccaniche Spa di Buttrio (Udine), l'azienda che ha fornito nel 2014 alle Acciaierie Venete la traversa di sollevamento della siviera, Gianpietro Benedetti e Giacomo Mareschi Danieli. Infine Dario Fabbro, responsabile della sede bresciana della Danieli, la società che avrebbe rilasciato il certificato di conformità del prodotto alle norme europee. Ma nei guai sono finite anche tre società: Acciaierie Venete Spa, Danieli Centro Cranes Spa e Danieli & C. Officine Meccaniche Spa.
LA PERIZIA TECNICA
La tragedia, secondo gli esperti nominati dalla Procura, poteva essere evitata. È quanto emerso dallo studio condotto dalla professoressa Giovina Marina La Vecchia, ordinaria della cattedra di Tecnologie metallurgiche dell'università di Brescia, e dal professore Giovanni Meneghetti del Dipartimento di Ingegneria industriale dell'Università di Padova. I due docenti hanno appurato che il contenitore con all'interno l'acciaio fuso si è staccato per colpa della cattiva progettazione di un perno. L'accessorio di sollevamento del bilancino fornito da Danieli è un esemplare unico. La rottura del perno pivottante che ha causato il rovesciamento della siviera è imputabile a un fenomeno di fatica innescato alla radice della filettatura trapezia. La morfologia della sezione di frattura evidenzia una componente di sollecitazione flessionale sovrapposta a quella assiale di progetto dovuta al carico sollevato. Tradotto, i due professori universitari sostengono che non sarebbe stato possibile tenere conto di tali sollecitazioni flessionali in fase di progettazione con ragionevole margine di affidabilità. I due esperti ritengono pertanto che esista un errore nella progettazione del perno. Inoltre nella loro perizia sottolineano come ci sia stata una carenza nella manutenzione. In particolare i due docenti nella loro analisi tecnica hanno sostenuto che Danieli, non avrebbe utilizzato il controllo del perno mediante liquidi penetranti, che sicuramente avrebbero consentito di rilevare facilmente difetti affioranti in superficie nel corso dell'ultima manutenzione straordinaria eseguita nel dicembre del 2017. I tecnici invece non hanno rilevato anomalie per quanto riguarda il montaggio del bilancino e il funzionamento del carroponte. Inoltre la perizia tecnica ha messo in luce, sempre secondo l'accusa, come non siano state adottate da parte di Acciaierie Venete misure tecniche e organizzative idonee a ridurre al minimo i rischi connessi al sollevamento e alla movimentazione delle siviere. Infine non si sarebbe provveduto all'allontanamento di tutti i lavoratori dall'area di transito del carico sospeso, senza definire una distanza di sicurezza dalla zona di rischio.
Marco Aldighieri
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