Morì d'infarto in carcere, condannata la dottoressa

Venerdì 19 Ottobre 2018
LA SENTENZA
(g.l.a.) Fu colpa della mancata diagnosi di un infarto in corso se un detenuto del carcere di Padova morì, nella primavera del 2011. La Corte di Cassazione ha messo la parola fine al processo a carico dell'allora medico di guardia del Due Palazzi, la dottoressa Orizia D'Agnese, 47 anni, confermando la condanna ad un anno di reclusione (pena sospesa e non menzione) inflitta dalla Corte d'appello di Venezia, nel gennaio del 2017, per il reato di omicidio colposo. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dal difensore del medico, l'avvocato romano Edoardo D'Elia.
Nelle motivazioni della sentenza, i giudici scrivono che «non è in discussione che il Rigolon si fosse rivolto più volte, nell'arco di poche ore, al medico penitenziario in quanto accusava forti dolori all'addome». Ciò nonostante il medico non ritenne di sottoporlo ad un elettrocardiogramma che avrebbe potuto salvargli la vita, limitandosi a prescrivergli un farmaco contro la gastrite. I consulenti tecnici ascoltati nel corso del processo anno dichiarato che un tempestivo intervento «avrebbe consentito la risoluzione del problema e la salvaguardia della vita del Rigolon».
Il trentasettenne, che all'epoca risiedeva nel Bassanese, in precedenza aveva avuto problemi di tossicodipendenza e stava scontando a Padova una pena definitiva, con scadenza nel 2016. Il pomeriggio del 17 aprile 2011 i suoi compagni di cella si resero conto che era morto, stroncato da un infarto. Secondo i consulenti della Procura la dottoressa D'Agnese non avrebbe ravvisato, fin dal giorno precedente, i sintomi dell'infarto.
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