Monte Venda, altri casi sospetti

Venerdì 6 Ottobre 2017
Monte Venda, altri casi sospetti
TEOLO
Due casi fortemente sospetti di mesotelioma pleurico accertati nel corso di visite di controllo nei mesi scorsi. Dopo la morte del maresciallo Giuseppe Masia, stroncato all'inizio di settembre dal male incurabile presumibilmente provocato dalle esalazioni di radon e amianto sprigionatesi all'interno del bunker del 1° Roc del Venda, per le famiglie di altri due ex sottufficiali in servizio dell'Aeronautica si intravvede il calvario di paure e sofferenze già affrontato da 120 altri loro compagni andati ad infittire negli anni scorsi la lista dei decessi.
Il verdetto delle visite di controllo sta letteralmente annichilendo il morale delle famiglie degli ex sottufficiali che sono stati in servizio nella base dei veleni. Ma a tremare per le possibili conseguenze non sono solo coloro che hanno raggiunto il traguardo della pensione da tempo, dopo anni trascorsi inconsapevolmente a contatto con i veleni. «A preoccuparsi fortemente ha sottolineato Giovanni Amato, collaboratore della sezione euganea dell'Unione Nazionale Sottufficiali che da anni assiste le famiglie dei militari colpiti dal radon sono anche i più giovani appartenenti all'Arma, arrivati giovanissimi al Venda ed impiegati nella base quando già si sapeva quali fossero gli effetti della permanenza nelle strutture della base. Nessuno si era preoccupato di metterli al sicuro».
Si tratta di sottufficiali trasferiti dal Venda dopo la chiusura della base ed in gran parte ora operanti nelle strutture di Padova. La loro età media si aggira sui 55 anni. Ogni tanto tornano a compiere delle ispezioni sull'ultimo presidio ancora attivo sulla sommità del monte. Sono costretti ad indossare tute e scafandri che vengono sistematicamente bruciati dopo l'uso. «E' da tempo ha spiegato Amato che questi uomini chiedono invano all'Aeronautica una certificazione che documenti la dosimetria delle radiazioni assorbite, elemento indispensabile per poter essere avviati, dai rispettivi medici curanti, ad esami diagnostici specializzati nella prevenzione di possibili patologie. Una mancanza che ha impedito finora, a chi avesse voluto, di poter iniziare i controlli specializzati in via privatistica».
Il problema sottolineato dall'Unsi anche innanzi alla Commissione Parlamentare d'inchiesta sulle morti del Venda e più volte ribadito ai vertici militari, è infatti non solo quello legato ad una inadeguata periodicità delle visite, ma anche di una trattamento diagnostico mirato a riscontrare in maniera accurata le possibili conseguenze delle esposizioni nocive. Finora le visite compiute sono state troppo generiche e le conseguenze devastanti dei gas hanno potuto essere accertate quando i loro tremendi effetti erano ormai irreversibili. La paura, il diritto alla prevenzione, ma anche la sensibilizzazione alle autorità militari e sanitarie a fare il possibile per salvare vite in pericolo, sarà il tema che farà da premessa ad un recital teatrale curato dall'Unsi, in programma il 27 ottobre alle 21 al Teatro Polivalente di Abano. «Un modo - ha concluso Amato per non dimenticare chi ci ha lasciato. E per non lasciare soli quanti ora hanno paura di seguire la loro stessa sorte». Un ultimo appello è lanciato dall'Unsi alla Regione e all'Ente Parco: prendetevi cura dell'ex base militare. Per farne un luogo delle memoria a ricordo delle vittime. E di una tragedia che continua a mietere vittime.
Lucio Piva
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci