MONTAGNANA
Pfas, la popolazione contaminata si mobilita sul fronte legale, mentre

Sabato 29 Dicembre 2018
MONTAGNANA
Pfas, la popolazione contaminata si mobilita sul fronte legale, mentre la Procura di Vicenza non ha ancora chiuso le indagini sull'inquinamento delle falde acquifere del Basso Veneto. Una contaminazione di vasta portata la cui principale responsabile sarebbe l'azienda chimica Miteni di Trissino, ora fallita. Giovedì sera nella sala del Centro diurno di Lonigo (Vicenza) sono state raccolte le prime 150 firme per l'assegnazione del mandato difensivo all'avvocato Matteo Ceruti del foro di Rovigo, esperto di diritto ambientale. All'incontro informativo organizzato dal comitato Mamme No Pfas, era presente anche una delegazione di Montagnana, l'unico comune della Provincia di Padova interamente compreso nell'Area rossa. «Fin dall'inizio della serata le persone presenti si sono messe in fila per firmare i documenti di incarico all'avvocato, allegando i risultati dello screening sanitario fatto dalla Regione spiega il comitato . Oltre ai genitori, che hanno sottoscritto il mandato per i propri figli e agli adulti già sottoposti al controllo, c'erano anche molti proprietari dei pozzi inquinati. E parecchi ragazzi. La partecipazione superiore alle aspettative».
ALTRI INCONTRI
Nelle prossime settimane verranno organizzati altri incontri informativi sulla strategia legale anche nelle altre due province contaminate: a Montagnana per la Bassa padovana, a Legnago per la zona del Veronese. Nel frattempo i vari gruppi locali si stanno mobilitando per una raccolta fondi sia nelle piazze che sul web per far fronte alle eventuali spese legali. «L'assegnazione del mandato difensivo autorizza il difensore a svolgere attività investigativa e ad acquisire documentazione spiega l'avvocato Ceruti ma è funzionale soprattutto alla costituzione di parte civile nell'udienza preliminare e poi nell'eventuale dibattimento». Oltre a chiedere il risarcimento a nome dei propri assistiti, il legale di parte civile può contribuire al processo chiedendo consulenze. «Le ipotesi di reato che si potrebbero configurare sono: adulterazione e avvelenamento delle acque, inquinamento ambientale e disastro ambientale. spiega Ceruti Vista la portata e la vastità del fenomeno, l'ipotesi più plausibile sembra quella del disastro ambientale, ma attendiamo la chiusura delle indagini e la richiesta di rinvio a giudizio». «La gente pretende delle risposte dalle autorità. aggiunge la referente di Montagnana Laura Facciolo. Il problema dei Pfas è tutt'altro che risolto perché la bomba ecologica è ancora lì e dopo lo screening di secondo livello i pazienti vengono abbandonati a loro stessi».
Maria Elena Pattaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci