Migranti, Aversa: «Ricevevamo pressioni dai Comuni»

Mercoledì 17 Ottobre 2018
L'INCHIESTA
PADOVA «Ricevevamo forti pressioni dai Comuni». Questo ha dichiarato l'ex vice prefetto vicario Pasquale Aversa, lunedì pomeriggio negli uffici della stazione dei carabinieri di Prato della Valle, incalzato dalle domande del sostituto procuratore Sergio Dini titolare delle indagini sullo scandalo dei migranti. Accompagnato dal suo legale Maira Cacucci del foro di Milano, il 62enne napoletano ora in forze al Dipartimento per il personale del Viminale, ha sottolineato che «...C'era il rischio che i Comuni potessero chiudere i centri con una ordinanza sindacale per problemi igienico-sanitari...». E ancora: «La Prefettura era lasciata allo sbando. Venivamo avvisati di nuovi arrivi di migranti solo 24 ore prima dal Ministero e dovevamo per forza trovare loro una sistemazione». E quando gli è stato chiesto se la soluzione migliore al problema era la cooperativa Ecofficina (ora Edeco) con il suo responsabile Simone Borile, l'ex vice prefetto vicario Aversa ha ammesso che «...In quei frangenti Ecoffocina era la soluzione...». Insomma, in sei ore di interrogatorio Pasquale Aversa ha raccontato come la Prefettura fosse messa sotto scacco sia dal Ministero e sia dai comuni di Padova, con l'allora sindaco Massimo Bitonci della Lega, e Bagnoli di Sopra con il primo cittadino Roberto Milan. Ma anche il comune di Agna con il sindaco Gianluca Piva. Già lo scorso agosto l'ex vice prefetto vicario dopo avere ricevuto l'avviso di garanzia, aveva espresso la volontà di essere sentito dal pubblico ministero per dire la sua verità. È stato accusato di avere agevolato l'attività della cooperativa Ecofficina tenendo stretti contatti con il cervello della coop Simone Borile e con la moglie Sara Felpati, anche loro iscritti nel registro degli indagati. Questa estate era stato nominato commissario straordinario del comune di Gioia Tauro sciolto per mafia, ma è stato lo stesso Aversa a voler essere sollevato dall'incarico una volta ricevuto l'avviso di garanzia sullo scandalo della gestione dei centri di accoglienza. Intanto la prossima settimana gli inquirenti interrogheranno l'ex vice prefetto Alessandro Sallusto, difeso dall'avvocato Fabio Pinelli, finito nel filone bis dell'inchiesta perchè accusato del reato di rivelazione dei segreti d'ufficio. Sallusto è stato incastrato da un paio di telefonate fatte a Sara Felpati, il 25 settembre e il 26 ottobre del 2015, dove secondo l'accusa ha avvisato la moglie di Borile di un paio di imminenti ispezioni nell'ex caserma Prandina in sovrannumero di migranti rispetto a quelli che avrebbe dovuto ospitare.
Marco Aldighieri
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