«Messaggero, non può finire così»

Sabato 8 Dicembre 2018
«Messaggero, non può finire così»
LE REAZIONI
PADOVA «Sono stupefatta: il Messaggero di Sant'Antonio è un'istituzione, un mensile molto diffuso che vanta ancora centinaia di migliaia di copie». A esprimere tutto il suo rammarico, misto a sorpresa e sconcerto, è Antonia Arslan, scrittrice e saggista padovana di origine armena. Laureata in archeologia, è stata professore di Letteratura italiana moderna e contemporanea all'Università di Padova e negli ultimi otto anni ha tenuto proprio sul Messaggero una seguitissima rubrica: Vagabondaggi antoniani, un report sulla presenza, sotto forma di fotografie, santini, quadri, statuette, disegni, effigi, del nostro Santo nel mondo. Un Santo conosciuto in ogni dove, che si trova a proprio agio dappertutto.
I RITRATTI
L'ultima sua riflessione scritta per il Messaggero è attorno a un ritratto antoniano scovato in Russia grazie alla segnalazione di una collega-amica: «Il viso dell'Antonio della foto smuove ricordi lontani, mi commuove in modo strano e profondo. In primo piano, impugnato con forza dalla mano destra, obliquo e vigoroso compare il ramo di giglio. Come un programma, come una promessa». Come questo, la scrittrice ne conserva a decine di articoli, ritagli di una rivista destinata mestamente all'archivio.
«Non so cosa sia successo - allarga le braccia la scrittrice - ho parlato con un paio di giornalisti, anche loro non si capacitano. Io stessa vorrei sapere, vorrei capire. Non sono un interno, tengo una rubrica mensile da tanti anni, otto se non ricordo male, se non di più. I miei Vagabondaggi antoniani, sui tanti Sant'Antonio che trovo per il mondo, rappresentano un appuntamento particolare che non ha eguali».
I PROBLEMI
Rubrica anch'essa azzerata, dunque. Tutto a causa, motiva l'editore, di ingenti perdite registrate in modo particolarmente evidente già dal 2015, con i giornalisti posti, da un anno, in contratto di solidarietà. Nel 2017 il bilancio si è chiuso in passivo per 2,7 milioni di euro; le perdite di esercizio nell'ultimo quinquennio ammontano a circa 10 milioni.
IL RAMMARICO
«Sant'Antonio è presente ai quattro angoli del pianeta, in forme diverse, bianco, nero, russo, brasiliano, c'è veramente di tutto, è talmente celebre...», sospira Antonia Arslan. Talmente famoso che la morte della sua rivista ha fatto, come lui, il giro del mondo.
«Nel cuore dell'uomo la speranza è come una fiammella: e uno dei più grandi peccati contro lo spirito avviene proprio quando viene cancellata o spenta. Ci vuole molto coraggio per cercare sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno, per osare la ricerca del cane che salva l'uomo e non di quello che lo azzanna»: questo l'augurio di Antonia Arslan, contenuto nel suo ultimo libro La bellezza sia con te (Rizzoli), edito in occasione del Natale e presentato al pubblico proprio ieri a Padova: che la fiammella della speranza non si spenga mai, è il messaggio da portare a casa.
L'AUGURIO
«In tempi troppo spesso bui, la segreta bellezza dell'altro è la sola fonte di salvezza, l'unica luce che possa liberarci dalle tenebre dell'intolleranza. E così non esiste crescita interiore - argomenta la scrittrice - senza condivisione, non c'è cammino senza incontro, non c'è amore per il Paese senza memoria delle origini». C'è sempre una strada da un cuore all'altro, recita il sottotitolo del libro. E Antonia Arslan spera che una via per la salvezza la trovi anche quel Messaggero, annunciatore di vita e lavoro. Non di silenzio, e disoccupazione.
Federica Cappellato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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